È la prima volta che mi trovo a scrivere sui dieci film dell’anno. Non sarà difficile, ne ho visti undici, basta togliere il peggiore… Scherzi a parte, è stata una stagione che probabilmente non passerà alla storia e molti bei film io li ho persi. Per esempio Oltre le colline di Cristian Mungiu, Amour di Haneke o anche C’era una volta in Anatolia. E ho visto invece tanti film brutti, o almeno, che a me non sono piaciuti.

Anche per motivi di tempo ho deciso di non scartabellare nel computer e procedere a memoria. Ecco qui i miei preferiti, alla rinfusa, così come mi vengono in mente.

  1. Prometheus. Ne hanno dette di tutti i colori, lo hanno massacrato. Ma a parte una sceneggiatura piatta, che butta via più della metà dei personaggi, a partire da una Charlize Theron e da un Idris Elba veramente sciupati, il film di Ridley Scott mi è piaciuto per due motivi. Il primo è che è riuscito, senza toccare e intaccare la grandezza di Alien, a riprendere alcuni fili pendenti di quel capolavoro e a dargli seguiti e spiegazioni convincenti. La seconda è che è un film di fantascienza. Non ci sono alieni buoni, creatori dell’universo, spiritualismi al di là di quelli che alcuni personaggi si portano appresso, e dà anche qualche spunto su cui altri potranno fare fortuna, come per esempio la macchina per operarsi da soli e altri dettagli qua e là. Mi ha convinto più che mai l’idea di un universo freddo, mostruoso, dove la vita intelligente, un cancro, porta inevitabilmente alla distruzione.

    1. Dark Knight Rises. Altro film molto atteso, che forse, per diversi motivi ha deluso le aspettative. Del resto non era facile raggiungere la grandezza del precedente Cavaliere oscuro, e se Anne Hataway è Cat Woman io sono Capitan America. Ma comunque è un film generoso, pieno di spunti e chi vuole (come per esempio Zizek) si può perdere nelle sue spire.
  2. La nave dolce. Quello di Daniele Vicari è solo uno dei tanti bei documentari visti quest’anno, alcuni anche italiani. Lo metto tra i miei dieci in rappresentanza di tutti gli altri, non perché io non ritenga i documentari un genere cinematografico a tutti gli effetti, ma perché sono convinto che facciano genere a sé. In ogni caso stiamo parlando di un bel film con tante trame (testimonianze) che si intrecciano e delle immagini clamorose di un evento storico un po’ dimenticato.

  3. Moonrise kingdom. Come potrei non mettere il film di Wes Anderson tra i miei dieci preferiti dell’anno? Probabilmente non è il mio film preferito di Anderson, ma comunque, come tutti gli altri, mi fa sentire molto vicino al regista texano. Credo sia un fatto generazionale, ma ognuno dei suoi film mi fa pensare a episodi, sensazioni, esperienze che ho vissuto, in particolare durante gli anni della mia infanzia e preadolescenza, quando il mondo sembrava molto più semplice, anche se ovviamente non lo era.

  4. Argo. Ho sentito pareri molto dissimili sul film di Ben Affleck. Si va dal “capolavoro”, magari eccessivo, al “loffio”, decisamente ingiusto. Io mi sono divertito, mi ha fatto ricordare certe schifezze pseudofantasy seguite a Guerre stellari che avevo rimosso e ho vissuto momenti di vera tensione, in particolare nelle scene all’aeroporto (sarà che vivo momenti di tensione ogni volta che devo salire su un aereo).

  5. Le idi di marzo. Un bel film politico con momenti di grande cinema e attori di grande livello. Lo metto in una nicchia di quei film (insieme a Primary Colors, altro film elettorale molto divertente) che, attraverso i loro politici, i loro splendori e le loro miserie, ci fanno capire molte cose degli Stati Uniti.

  6. La sposa promessa. Sicuramente una delle sorprese dell’anno. Non pensavo che il film di Rama Burshtein su un fidanzamento in una comunità hassidica di Tel Aviv potesse rivelarsi così raffinato nella descrizione di sentimenti che ci rendono tutti uguali. Le insicurezze di una ragazzina, caricata improvvisamente di una grossa responsabilità e costretta a confrontarsi con sentimenti profondi e maturi, immagino siano le stesse ovunque, a prescindere da razza, credo e inclinazioni politiche. Rimane il dubbio sul fatto che a Tel Aviv si possa andare in giro con quei cappelloni di pelliccia…

  7. Paradiso amaro. L’avevo quasi dimenticato. Ma quello di Alexander Payne è uno dei film che mi ha commosso di più, ricordandomi quanto possono essere fondamentali i rapporti con le persone che ci sono vicine e che amiamo di più. Di quanto possano essere importanti quando ci sembra di non avere più nulla a cui aggrapparsi. La scena finale con loro che guardano la tv sul divano avvolti da un plaid mi ha messo per un attimo alla pari con George Clooney.

  8. Serie tv. C’è sicuramente qualche film che dimentico, ma uno slot dei dieci voglio riservarlo alle serie tv. Almeno quattro di quelle che ho visto quest’anno (Homeland, The newsroom, Boardwalk Empire e Bored to death) mi hanno divertito, intrattenuto, emozionato come i migliori film. Senza fare una graduatoria, alcune puntate di queste serie, o le serie intere, nel loro complesso, meritano senz’altro di stare tra le cose che mi sono piaciute di più.

  9. Young adult. Dulcis in fundo, un piccolo film che mi è piaciuto davvero tanto. Anche grazie alla sua protagonista, una meravigliosamente decadente Charlize Theron (per me l’attrice dell’anno). È un film amaro, molto vero (se mi passate il termine) e ho trovato in particolare eccezionali le sequenze in cui Charlize si trucca davanti allo specchio e davanti alla cinepresa. Merita una citazione anche la canzone che spinge la protagonista a tornare indietro nel tempo e nello spazio, e cioè The concept, Teenage Fanclub. Viva Charlize Theron.

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