Tra il 1956 e il 2005, lo scrittore Evan Hunter, con lo pseudonimo di Ed McBain ha scritto (tra le altre cose) poco più di cinquanta romanzi gialli noti come la serie dell’87° Distretto. Uno dei personaggi più amati di questa serie è il detective Steve Carella. Alla fine del secondo romanzo McBain aveva deciso di farlo morire ma naturalmente l’editore gli ha fatto cambiare idea. Classico confronto tra uno scrittore ancora giovane che vuole stupire e un editore che vuole vendere.
Dietro la morte di un personaggio di una serie tv, oltre ovviamente a esigenze di trama (che spesso però non escludono sorprendenti resurrezioni, specie nelle infinite soap), possono esserci motivi più terreni, come contratti che non vengono rinnovati o attori stanchi di interpretare sempre lo stesso personaggio.
Dopo otto stagioni di E.R. si capisce che Anthony Edwards abbia voluto voltare pagina e smettere di interpretare Mark Greene. Certo, per un personaggio così popolare non si poteva semplicemente immaginare il trasferimento in un altro ospedale. Quindi ci hanno propinato la lenta agonia del dottor Greene, finita con quella versione hawaiana di Over the rainbow di cui non ci libereremo mai più.
Ma può capitare anche che un personaggio sia messo a morte per il suo nome. È il caso del cane della famiglia Crawley in Downton Abbey che si chiamava Isis. Naturalmente da prima che il nome della dea egizia coincidesse con l’acronimo che gli inglesi associano al gruppo Stato islamico. È così l’adorata cagnetta del conte di Grantham è stata soppressa. Niente lenta agonia.
Promette invece piuttosto bene la serie finale di Newsroom. Nel primo episodio è stata messa molta carne al fuoco (dalla maratona di Boston ai pericoli del leak), partendo dal fatto che i nostri eroi della Atlantis Cable News, dopo la cantonata di Genoa devono riconquistarsi credibilità e pubblico. Ma, sembra, non assisteremo all’ennesimo braccio di ferro tra giornalisti e manager. La redazione e la famiglia Lansing (Chris Messina e Jane Fonda) sembrano stavolta dalla stessa parte della barricata. È l’ultima stagione e probabilmente Aaron Sorkin e Scott Rudin avranno pensato a qualcosa di interessante, ma spero che mantengano anche quegli elementi da commedia che si apprezzavano soprattutto nella prima serie.
Mentre Showtime annuncia la conferma di Homeland per la quinta stagione, continuiamo a essere preoccupati per Carrie Mathison, ancora alla ricerca di una degna controparte. La pensione non ha giovato a Saul e Peter Quinn si fa desiderare. L’importante è non ricorrere a mezzucci da soap opera, tipo improbabili resurrezioni.
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