Mister Chocolat di Roschdy Zem racconta la storia di un clown nero realmente esistito che ebbe un certo successo nella Francia di fine ottocento e inizio novecento. È interpretato da Omar Sy, una star ormai consacrata, non solo in Francia. Il film è anche uno dei titoli forti dell’edizione 2016 del Rendez-vous, la rassegna organizzata dall’Institut français, che ogni anno porta in diverse città italiane il meglio del nuovo cinema francese.
Mister Chocolat
Posto che il mondo del circo non è un’ambientazione che mi esalta e che i clown (compresi quelli di Fellini) mi hanno sempre fatto una tristezza devastante, Mister Chocolat non è un film proprio sul circo. È più una parabola sul mondo dello spettacolo e ricorda che il razzismo è una componente intrinseca di una società coloniale, com’era quella francese di quel periodo. Il Chocolat di Omar Sy è potente ma fragile, istrionico ma tormentato. James Thierrée nel ruolo di Footit, clown bianco in coppia con il quale Chocolat arriva al grande successo, è una perfetta controparte. Non solo perché ricorda un po’ suo nonno, Charlie Chaplin, ma anche perché è complementare a Sy e sul contrasto fra i due personaggi Zem ha costruito buona parte del film. Zem, che commenta una scena del film nell’Anatomia appena pubblicata, in Italia è sicuramente più noto come attore. Di recente l’abbiamo apprezzato in Il prezzo della gloria di Xavier Beauvois, dove lui e Benoît Poelvoorde interpretavano due disgraziati che per fare un po’ di soldi decidevano di trafugare il corpo di Charlie Chaplin. Ancora una storia ispirata a un fatto vero, ancora Chaplin.
Il cacciatore e la regina di ghiaccio
Dei due film su Biancaneve usciti nel 2012, cioè Biancaneve e il cacciatore e Biancaneve, non ci è rimasto molto. Più che il confronto tra le due Biancaneve, Kristen Stewart e Lily Collins, o tra i quattordici nani (sette digitali nel primo, tra cui Bob Hoskins al suo ultimo film, e sette veri nani nel secondo), a stuzzicare la fantasia del pubblico è stato il confronto tra le regine cattive. Una sfida vinta facilmente dalla fatale Ravenna (da raven cioè corvo, niente a che vedere con la provincia romagnola) di Charlize Theron sulla quasi simpatica regina di Julia Roberts. E a Hollywood non sono tipi da lasciarsi sfuggire un personaggio che sembra funzionare. Messa da parte la Maleficent di Angelina Jolie, i produttori di quel poco fortunato mash up fiabesco tornano sul luogo del delitto, ripescano il cacciatore (Chris Hemsworth) e Ravenna e gli affiancano una regina di ghiaccio che può ricordare la Elsa di Frozen e che ha il volto di Emily Blunt. Ecco quindi Il cacciatore e la regina di ghiaccio, nuova produzione hollywoodiana che pasticcia con le favole di Andersen. La quota britannica di attori, fondamentale per mettere in piedi un film del genere, è assicurata da Nick Frost (uno dei nani digitali di Biancaneve e il cacciatore) e da Rob Brydon, fresco di Cenerentola. Tanto è complicata e assurda la trama quanto è semplice e lapidario il giudizio del critico del Guardian, Peter Bradshaw: “Una guerra atomica di noia”.
Per la serie certe storie non sono mai state raccontate abbastanza, ecco una nuova versione di quella del mostro di Frankenstein. L’abbiamo vista davvero in tutte le salse, compresa quella truculenta di Bernard Rose, ambientata a Los Angeles ai giorni nostri. Con Victor. La storia segreta del dottor Frankenstein torniamo a un’ambientazione più classica. James McAvoy interpreta Victor Frankenstein, un brillante studente di medicina che s’imbatte in Igor, un clown (di nuovo!) gobbo che lavora in un circo. Quando Igor salva una trapezista con la clavicola rotta con un orologio da tasca, Victor intuisce di aver trovato una controparte ideale per perseguire i suoi scopi. Il film flirta pericolosamente con vecchie versioni della stessa storia, compresa quella di Mel Brooks, e a tratti scade nel ridicolo involontario. Grottesca la scena in cui Frankenstein raddrizza la schiena a Igor. Mentre quando il mostro prende vita e si capisce che è piuttosto aggressivo ci aspettiamo da un momento all’altro che Victor ordini a Igor di somministrargli il “sedadavo”.
Tutto torna quindi. Clown, Chaplin, nani e regine. Ed ecco Una notte con la regina di Julian Jarrold. Qui la sovrana è una di quelle vere, per l’esattezza Elisabetta II, in una storia che il New York Times ha benevolmente definito “un discendente scapestrato di Vacanze romane”. L’8 maggio del 1945 il Terzo Reich si arrende e a Londra esplode la gioia della popolazione che si riversa nelle strade a fare festa. Nelle strade si riversano, in incognito, anche la futura regina d’Inghilterra, Elizabeth (interpretata da Sarah Gadon) e sua sorella Margaret (Bel Powley). Naturalmente si cacceranno in un sacco di guai, ma vivranno anche la serata più eccitante della loro fin lì giovane vita. A breve (il 21 aprile) Elisabetta II compirà novant’anni e questo film può considerarsi un simpatico regalo a forma di commedia confezionato da sudditi riconoscenti. Alcuni personaggi sono gli stessi, ma il tono è meno grave di quello del Discorso del re. Per capirci, forse basterà dire che a interpretare Giorgio VI, invece di Colin Firth, ci sta Rupert Everett.
In uscita anche Veloce come il vento di Matteo Rovere con Stefano Accorsi che nei panni di un ex pilota da corsa rende omaggio alla sua terra, l’Emilia (la “motor valley”), recitando con un magnifico accento bolognese.
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