Il 18 febbraio sette deputati hanno sbattuto la porta del Partito laburista del Regno Unito, giustificando il loro gesto con due motivazioni: la posizione equivoca del loro partito sulla Brexit e la condiscendenza nei confronti dell’antisemitismo. Questa crisi ha una particolare risonanza con i dibattiti attuali in Francia e altrove in Europa.

Ormai da due anni, il principale partito d’opposizione britannico è scosso dalla questione dell’antisemitismo. La deputata ebrea Luciana Berger, una delle deputate che hanno lasciato il Labour, ha dichiarato che non poteva più far parte di un partito che considera “istituzionalmente antisemita”. Berger è stata vittima di aggressioni fisiche e online, al punto di aver avuto bisogno delle guardie del corpo durante il congresso del suo partito.

Si tratta chiaramente di un atto d’accusa nei confronti del leader laburista Jeremy Corbyn, appartenente all’ala sinistra del partito, famoso per le sue simpatie internazionali radicali in America Latina e in Medio Oriente e spesso al centro di polemiche durissime.

Un problema negato
Come la Francia, anche il Regno Unito registra un aumento di atti antisemiti, con una crescita del 17 per cento relativa al 2018 che tuttavia resta ben lontana dal 74 per cento in più registrato in Francia. In ogni caso i tre quarti degli ebrei britannici considerano l’antisemitismo nel loro paese un problema serio o molto serio. Cinque anni fa erano la metà.

Come in Francia, anche nel Regno Unito una parte della sinistra ha un problema con l’antisemitismo e rifiuta di riconoscerlo, varcando il confine tra la critica nei confronti della politica israeliana e i tratti dell’antisemitismo classico.

La crisi del partito laburista arriva proprio durante il conto alla rovescia verso la Brexit

Durante l’ultimo congresso laburista, Corbyn ha ammesso che le polemiche hanno “aperto una ferita, creando grande angoscia nella comunità ebraica e alimentando il caos all’intero del partito laburista”. Il leader del partito si è impegnato a fare di tutto per risolvere il problema, ma la decisione presa dai deputati dimostra che Corbyn non ha convinto. E la ferita resta aperta.

La crisi del partito laburista, la più grave nei suoi ottant’anni di storia, arriva proprio durante il conto alla rovescia verso la Brexit, senza un accordo a poco più di un mese dalla scadenza del 29 marzo.

In teoria l’opposizione avrebbe dovuto beneficiare della situazione catastrofica in cui versa il partito conservatore al governo, tra scontri interni e voti contro la premier, ma i laburisti sono altrettanto divisi sulla Brexit. Questo è l’altro grande motivo della scelta dei deputati che se ne sono andati, tutti filoeuropei.

Crisi politica attorno alla Brexit e crisi di valori attorno all’antisemitismo: i deputati ribelli spingono il dibattito sulla pubblica piazza. Il Regno Unito, come la Francia, deve affrontare un dubbio politico e morale, con due crisi in contesti molto diversi, ma che si specchiano una nell’altra in modo preoccupante.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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