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La scommessa russa di Emmanuel Macron

Emmanuel Macron e Vladimir Putin al forte di Brégançon, in Francia, il 19 agosto 2019. (Alexei Druzhinin, Sputnik/Reuters/Contrasto)

Nella bulimia diplomatica del rientro dalle vacanze, il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto una scommessa che prende in contropiede il pensiero dominante, cercando di rilanciare i rapporti con la Russia di Vladimir Putin addirittura con l’obiettivo di creare “una nuova architettura di sicurezza e fiducia” in Europa.

Macron ha compiuto il primo passo in questa direzione invitando il presidente russo a Bregançon la scorsa settimana, e non si è fermato lì. In un discorso pronunciato martedì a Parigi, il presidente francese ha annunciato due incontri ravvicinati con la Russia: un viaggio a Mosca dei ministri francesi dell’esercito e degli esteri per incontrare gli omologhi russi e poi un vertice dedicato al conflitto in Ucraina con la partecipazione di Francia, Germania, Russia e del nuovo presidente ucraino Volodimir Zelensky.

Macron ha ironizzato sul fatto che molti dei suoi interlocutori hanno tutte le ragioni per diffidare della Russia e di Putin, ma li ha anche invitati a seguirlo in questa iniziativa pur ammettendo che il successo non è garantito.

Oltre gli ostacoli
Perché farlo in questo momento? I motivi sono due. Uno congiunturale, con la schiarita nel conflitto in Ucraina orientale (diecimila morti in cinque anni): il presidente russo e quello ucraino si sono telefonati ed esiste una possibilità concreta di de-escalation. Francia e Germania fanno da madrine a un negoziato che oggi potrebbe essere rilanciato.

Il secondo motivo è più basilare. Macron non perde occasione per promuovere l’idea di una “autonomia strategica” dell’Europa, che ai suoi occhi passa per una distensione dei rapporti con il vicino dell’est. Stando alle sue parole, il presidente francese vorrebbe “fare qualcosa di utile con la Russia” e superare quella che ha definito (un po’ precipitosamente) “una serie di malintesi” dopo la fine della guerra fredda.

Macron è convinto che “spingere la Russia lontano dall’Europa” e quindi tra le braccia della Cina sia un errore strategico.

Nella comunità di esperti di questioni russe serpeggia un evidente scetticismo. La lista di ostacoli da sormontare prima di “normalizzare” i rapporti con Mosca è piuttosto lunga, dai diritti umani ai bombardamenti impietosi in Siria e all’annessione della Crimea.

Le divergenze sono profonde, come dimostra il fatto che Putin abbia sostenuto la candidata dell’estrema destra Marine Le Pen alle presidenziali del 2017 e che fino a pochi anni fa, sulle pagine del Financial Times, avesse dichiarato che “l’idea liberale è diventata obsoleta”. Tra l’altro è abbastanza paradossale che il riavvicinamento avvenga proprio nel momento in Putin ha imposto un giro di vite contro le manifestazioni per la democrazia nel suo paese.

Comunque sia non è il caso di processare Macron accusandolo di essere ingenuo o di ignorare le malefatte del capo del Cremlino. La mossa del presidente francese vorrebbe essere pragmatica e sarà messa immediatamente alla prova sul conflitto in Ucraina. Per spegnere questo incendio in Europa orientale vale sicuramente la pena di correre qualche rischio.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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