Finora l’Unione europea ha potuto contare su due potenze nucleari che sono anche due membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e con eserciti capaci di operare a livello internazionale. L’uscita di scena del Regno Unito lascia alla Francia il ruolo di unica potenza nucleare e principale forza militare in un continente che vive una grande incertezza strategica.
La domanda fondamentale, al momento della separazione, è la seguente: come conservare i forti legami con il Regno Unito sul piano della sicurezza e della difesa? O meglio, per usare una frase celebre, come fare a cambiare tutto senza che nulla cambi?
Francesi e britannici hanno discusso molto negli ultimi mesi per assicurarsi che la Brexit non indebolisca i rapporti costruiti nel corso del tempo malgrado una rivalità storica e malgrado la corsia preferenziale tra Londra e gli Stati Uniti, che per esempio hanno spinto il Regno Unito a partecipare alla catastrofica guerra del 2003 in Iraq (al contrario della Francia).
Accordi bilaterali
Oltre all’appartenenza alla Nato, Parigi e Londra sono legate da una serie di accordi, culminati con il trattato di Lancaster House del 2010. Questi accordi hanno una dimensione operativa (elicotteri britannici volano oggi in Sahel trasportando i soldati francesi) e una dimensione industriale, con la fabbricazione in comune di missili e droni.
Il capo di stato maggiore francese, il generale François Lecointre, l’ha sottolineato con parole forti: “I nostri due eserciti continuano a essere partner importanti l’uno dell’altro, ad avere bisogno l’uno dell’altro e a essere vicini. Mettono in atto uno strumento di dissuasione nucleare e hanno la cultura dell’impegno sul campo. Questo crea convergenze”.
Il Regno Unito fa parte dell’Iniziativa d’intervento europea, una sorta di Europa della difesa parallela
I legami di cui parla Lecointre non spariranno, anche perché sono bilaterali e non inseriti nel quadro dell’Unione europea o della Nato. A cambiare, invece , sarà il modo in cui la difesa europea continuerà a organizzarsi includendo il Regno Unito.
Come sarà possibile fare tutto questo dopo la Brexit? Il Regno Unito, per esempio, fa parte dell’Iniziativa d’intervento europea, una struttura creata nel 2018 e che oggi comprende 13 stati e rappresenta una sorta di Europa della difesa parallela. L’anno scorso, inoltre, il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto di includere il Regno Unito nel progetto franco-tedesco del “Consiglio di sicurezza europeo” anche dopo la Brexit.
La Francia, evidentemente, vuole tenere in gioco Londra. Nonostante il rapporto franco-tedesco sia attualmente il più solido, Parigi pensa di aver bisogno della “triangolazione” con i britannici sul campo militare, per usare la formula di un diplomatico francese. Questo perché la Germania resta una potenza esitante a causa della sua storia, e il suo dialogo strategico con la Francia ne subisce gli effetti.
Se il Regno Unito prenderà il largo, tagliare i ponti in campo strategico non sarà comunque nel suo interesse né in quello dell’Europa. Il quadro globale e quello europeo non lo permettono, per non parlare della scarsa affidabilità dell’alleato statunitense. L’Europa resta paradossalmente un punto fisso insormontabile, anche per i britannici.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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