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L’Europa di fronte alla rivalità tra Stati Uniti e Cina

Emmanuel Macron e Donald Trump al summit della Nato a Londra, 3 dicembre 2019. (Kevin Lamarque, Reuters/Contrasto)

Il dibattito è stato lanciato e sarà uno dei più importanti per il futuro dell’Europa e del suo ruolo nel mondo. Gli europei devono allinearsi agli Stati Uniti nel loro attacco sempre più intenso contro la Cina o farebbero meglio a difendere i loro interessi specifici?

La domanda si pone al livello europeo e in ciascuno degli stati dell’Ue. In Francia il dibattito coinvolge esperti strategici e ricorda le vecchie spaccature della guerra fredda tra gli atlantisti che volevano dare la priorità ai rapporti con Washington e i partigiani di una “terza via” indipendente.

Una frase pronunciata la sera del 14 giugno da Emmanuel Macron ha fatto discutere. Il presidente si è detto favorevole a “un’Europa indipendente davanti alla Cina, agli Stati Uniti e nel disordine mondiale che tutti conosciamo”.

Impossibile esitazione
Un formula di questo tipo, che apparentemente mette sullo stesso piano Stati Uniti e Cina, ha fatto infuriare gli atlantisti del 2020. Ai loro occhi non è possibile esitare davanti alla scelta tra la “democrazia imperfetta” di Washington e la dittatura cinese.

Gli statunitensi esercitano una pressione sempre maggiore sugli alleati affinché “scelgano da che parte stare”. Il 15 giugno il segretario di stato Mike Pompeo ha parlato in videoconferenza con i 27 ministri degli esteri europei per chiederne la mobilitazione, e ha fatto precedere la riunione da un video in cui descrive le differenze di valori tra la Cina e gli Stati Uniti.

Gli europei stanno cercando di definire una posizione comune

Ma gli europei non sono tutti d’accordo con Pompeo. Qualche giorno fa il capo della diplomazia europea Josep Borrell ha fatto riferimento alla canzone di Frank Sinatra My way, “a modo mio”, per spiegare che l’Europa non seguirà ciecamente gli Stati Uniti nella loro battaglia con la Cina, ma difenderà i propri interessi.

Diversi leader europei, a cominciare dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, provano un’ostilità istintiva nei confronti di Donald Trump e non vogliono farsi trascinare in una crociata. A forza di trattare l’Unione come un “nemico”, il presidente degli Stati Uniti ha provocato una reazione di sfiducia.

Gli europei stanno cercando di definire una posizione comune. Senza andare allo scontro come fanno gli Stati Uniti, i “27” hanno già inasprito la loro posizione rispetto a Pechino sulle questioni economiche ma anche, ed è questa la novità, con un rapporto dedicato alla disinformazione cinese in Europa durante l’epidemia di covid-19.

Gli europei pensano ancora che la Cina possa essere un “partner” in certi ambiti come la lotta contro il riscaldamento globale, ma ritengono Pechino “un rivale sistemico” sul piano politico, per riprendere una formula usata nel 2019 dalla Commissione europea.

Macron è convinto che l’Europa debba esistere in modo autonomo se non vuole cadere vittima dei due giganti, sia in caso di conflitto diretto tra le due potenze sia in caso di un’intesa. L’Europa non ha mai fatto una scelta simile in passato. Ma oggi si trova con le spalle al muro.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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