Come si è potuto verificare ormai da tempo, le Nazioni Unite sono impotenti davanti a un conflitto come quello in corso in Libia. Eppure l’Onu, incapace di agire, ci permette almeno di capire in che modo questo scontro viene alimentato dalle potenze internazionali in palese violazione delle regole che loro stesse hanno votato. È un’ipocrisia che rivela la scomparsa dell’ordine mondiale.

Il 4 settembre, al Consiglio di sicurezza, sarà presentato un rapporto che evidenzia come l’embargo sulla consegna di armi alla Libia, votato dallo stesso Consiglio, è stato violato a più riprese. Non è certo una scoperta sensazionale, ma il rapporto indica con precisione la portata delle violazioni e mette in causa, chiamandoli per nome, otto stati.

Gli inquirenti dell’Onu hanno rilevato 339 voli militari russi tra il 1 novembre 2019 e il 31 luglio 2020. Più di uno al giorno. I collegamenti sono stati effettuati soprattutto tra una base russa situata in Siria e la zona orientale della Libia. Si tratta di un vero e proprio ponte aereo per la consegna di armi e mercenari dell’azienda militare privata Wagner, braccio ufficiale del Cremlino.

Gli stati si rifiutano di concedere alle Nazioni Unite gli strumenti per far rispettare le proprie decisioni

La Russia e gli Emirati Arabi Uniti hanno fornito una grande quantità di armi e combattenti al maresciallo Khalifa Haftar, capo militare che controlla la zona orientale della Libia e sta tentando di conquistare la capitale Tripoli. Sull’altro fronte troviamo la Turchia, che ha sostenuto nello stesso modo il governo di Tripoli. Per quanto questo governo sia riconosciuto dalla comunità internazionale, resta il fatto che Ankara ha palesemente violato l’embargo dell’Onu.

Ma in questo momento, purtroppo, gli stati si rifiutano di concedere alle Nazioni Unite gli strumenti per far rispettare le proprie decisioni.

In estate abbiamo visto i limiti dell’operazione di controllo marittima quando una nave francese ha deciso di ispezionare un carico sospetto e si è trovata davanti la marina turca. La vicenda ha un peso rilevante nell’attuale contenzioso franco-turco. La Francia, tra l’altro, non mostra la stessa intransigenza nei confronti del suo alleato, gli Emirati Arabi Uniti.

Insomma siamo davanti a un’ipocrisia generalizzata. Secondo il New York Times, che ha avuto accesso al rapporto, il 19 gennaio, mentre a Berlino si svolgeva un vertice dedicato alla Libia, almeno cinque aerei militari della Russia e degli Emirati erano in volo verso la Libia, carichi di armi. Il summit di Berlino si è concluso con un appello solenne a rispettare l’embargo dell’Onu, firmato anche da Vladimir Putin.

Oggi la Libia è un simbolo del disordine mondiale. Le regole del gioco non esistono più. Per citare le dichiarazioni rilasciate all’inizio della settimana dal ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian, viviamo ormai in un mondo “sempre più brutale, in fase di ricomposizione sotto l’effetto delle manovre delle potenze e dello smantellamento sistemico dei quadri normativi multilaterali”.

In altre parole siamo tornati alla legge del più forte, e sarà molto difficile rimettere ordine in questo caos crescente.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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