Jair Bolsonaro apprezzava di essere paragonato a Donald Trump quando quest’ultimo era al potere, e ha preso in prestito più di un elemento dal repertorio dell’ex presidente americano. Per esempio, la settimana scorsa ha dichiarato che non accetterebbe il risultato delle presidenziali dell’anno prossimo se ci fossero dei brogli (cioè se dovesse perdere).
In questo momento il clima politico in Brasile è esplosivo, e non solo a causa delle elezioni. Ciò che ha spinto i brasiliani a manifestare in massa nelle grandi città durante il fine settimana è l’accumulo di casi di corruzione intorno al presidente.
Mentre il paese supera i 520mila morti per covid-19, con uno dei tassi di mortalità per abitante più alti del pianeta, due scandali legati all’acquisto di vaccini coinvolgono Bolsonaro, che in un caso è stato direttamente avvertito di alcune irregolarità da un dipendente del ministero della salute, ma non ha fatto nulla. Che si tratti di indifferenza o complicità, in entrambe le vicende è chiamata in causa la sua responsabilità.
Il ritorno di Lula
Come accaduto a Trump, il presidente brasiliano rischia la destituzione, ma è poco probabile che le procedure, lunghe e complesse, determinino la fine anticipata del suo mandato.
Questo significa che il destino di Bolsonaro si deciderà alle urne nel 2022, e il percorso fin lì si annuncia complicato.
Va ricordato che questo ex militare di estrema destra è stato eletto nel 2018 grazie alle accuse di corruzione contro l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, mandato in carcere da un giudice di cui poi sono stati scoperti i pregiudizi politici e che è stato nominato ministro della giustizia da Bolsonaro. In seguito Lula è stato scagionato e scarcerato, e verosimilmente sarà candidato alle presidenziali dell’anno prossimo in cui è già considerato favorito.
Linguaggio trumpiano
Il fatto che il presidente eletto in un clima da “mani pulite” sia coinvolto in diversi scandali (legati non solo ai vaccini ma anche alla deforestazione dell’Amazzonia da parte dei grandi gruppi privati) ha un sapore paradossale che sorprende solo quelli che hanno creduto alle sue parole.
Bolsonaro accetterebbe una sconfitta l’anno prossimo? Il presidente ha dichiarato che non accetterà il risultato se ci saranno brogli. Ma in realtà si tratta di parole in codice nel linguaggio trumpiano che lasciano intendere l’intenzione di rifiutare un verdetto sfavorevole alle urne.
Nel contesto polarizzato che caratterizza il paese da tre anni, quello di Bolsonaro è un atteggiamento irresponsabile che rischia di mettere una parte del Brasile contro l’altra. Nella vicenda sono evidenti i danni causati dal cattivo esempio arrivato da Washington: se il presidente degli Stati Uniti si permette di sfidare le istituzioni allora possono farlo anche gli altri.
La società brasiliana, però, si è mobilitata e resta vigile. Jair Bolsonaro si è alienato il sostegno di ampi settori della popolazione, a cominciare da tutti quelli che hanno perso qualcuno durante la pandemia. È probabile che la mobilitazione continuerà a crescere fino al voto, previsto tra quindici mesi. In gioco c’è il futuro del Brasile, dopo gli anni perduti a causa di un apprendista dittatore che non ne aveva la stoffa.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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