Nuovo golpe in Guinea causato da un presidente irragionevole
Un presidente in jeans, con l’aria stravolta e circondato da uomini armati. Un golpista in tuta mimetica e con la bandiera nazionale sulle spalle che si presenta in tv per invitare alla calma. Quante volte abbiamo visto queste scene in Africa? Come ricorda un giurista senegalese su Twitter, raramente queste immagini portano a qualcosa di buono per il paese dove si svolgono, e questo anche se la caduta di un dirigente criticato viene accolta da esplosioni di gioia nelle piazze.
Stavolta è toccato alla Repubblica di Guinea. Il 5 settembre un colpo di stato militare ha rovesciato il presidente Alpha Condé, di cui dopo l’arresto si sono perse le tracce. Il leader dei golpisti, quarto militare a guidare il paese dopo l’indipendenza, è il capo delle forze speciali guineane, il tenente-colonnello Mamady Doumbouya, un ex soldato della legione straniera francese.
Dopo due colpi di stato militari nel giro di un anno in Mali e una transizione incostituzionale in Ciad, questo colpo di stato in Guinea illustra ancora una volta la difficoltà di troppi stati africani nel dotarsi di istituzioni stabili e soprattutto di rispettarle. La Guinea era in crisi da oltre un anno a causa di quella che potremmo definire “la malattia del terzo mandato”.
Il meccanismo è semplice: la costituzione vieta di andare oltre i due mandati, ma il presidente di turno pensa di essere indispensabile come guida del paese. Così cambia la costituzione, con la forza se necessario, per farsi rieleggere e ottenere il terzo mandato.
È la “terza dose” di cui parla il cantante reggae ivoriano Tiken Jah Fakoly, che l’anno scorso aveva aspramente criticato Alpha Condé per la sua trasgressione delle regole. In Guinea tutto ciò è successo al prezzo di un centinaio di morti nel corso delle manifestazioni contro il cambiamento della costituzione.
Condé ha incarnato ciò contro cui combatteva. La Guinea ha una sfortunata storia politica
Il terzo mandato è stato fatale a quest’uomo di 83 anni che aveva dedicato tutta la vita alla lotta per la democrazia, pagando con molti anni di prigione e di esilio in Francia. Alla fine, però, Condé ha finito per incarnare ciò contro cui combatteva.
La Guinea ha una sfortunata storia politica. Prima la lunga dittatura dell’ex sindacalista Sekou Touré, punito dalla Francia per aver detto no al generale de Gaulle e diventato un despota crudele dopo l’indipendenza. Alpha Condé avrebbe potuto essere l’uomo della modernizzazione della vita politica, ma ha mancato l’appuntamento con la storia.
Cosa possono fare i militari? Il primo problema sarà trattare con i vicini, perché l’Africa sta cercando di superare l’epoca dei colpi di stato a ripetizione. I paesi dell’Africa occidentale pretenderanno senza dubbio un ritorno alla vita civile il più presto possibile.
Ma il precedente del Mali, paese al centro della guerra contro i jihadisti, non è molto incoraggiante. Dopo il doppio colpo di stato, il Mali non riesce ancora a ritrovare stabilità. La settimana scorsa un capo della polizia antiterrorismo, arrestato con l’accusa di omicidio, è stato liberato dai suoi uomini armati che hanno sfidato il potere politico.
Il continente non ha ancora trovato il modo di far rispettare collettivamente, come ha promesso l’Unione africana, la democrazia e il buon governo, tappe indispensabili affinché l’Africa porti a termine uno sviluppo degno del suo immenso potenziale.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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