Come una rockstar, Angela Merkel è impegnata nel suo giro di saluti. La cancelliera ha visitato recentemente Mosca e Kiev, e il 16 settembre, a soli dieci giorni dalle elezioni legislative tedesche che segneranno la sua uscita di scena, è andata a Parigi. In sedici anni trascorsi alla guida della Germania, Merkel ha collaborato con quattro presidenti francesi, con cui ha costruito un rapporto difficile ma indispensabile per il funzionamento dell’Unione europea.
Ha ricevuto il baciamano da Jacques Chirac, ha fatto i conti con la personalità imprevedibile di Nicolas Sarkozy, è stata delusa da François Hollande, fino a Emmanuel Macron, il cui lirismo filoeuropeo è del tutto estraneo al suo leggendario pragmatismo, ma con cui ha costruito una parte della propria eredità.
In un’intervista inclusa nel libro C’était Merkel, scritto dalla giornalista francese Marion Van Renterghem, Macron ha dichiarato che il lascito di Merkel “sarà quello di aver inserito a fondo la Germania nel progetto europeo”.
Il piano di rilancio europeo post pandemia da 750 miliardi di euro, adottato nel 2020, ne porta il segno. L’idea di questo pacchetto gigantesco, in parte composto da un prestito comune inedito per i 27, è stata avanzata dalla Francia e altri paesi, senza la Germania. Ma solo quando la cancelliera si è allineata il progetto si è concretizzato.
Merkel sarebbe il candidato preferito degli europei alla presidenza dell’Unione
Dopo sedici anni al potere Angela Merkel ha un’immagine inossidabile, anche se è stata duramente criticata per aver mantenuto un atteggiamento più gestionale che visionario. Il “merkelismo”, in effetti, ha fatto spesso rima con conservatorismo. Durante la crisi del debito greco la cancelliera ha lasciato campo libero al suo ministro delle finanze per realizzare la sua nefasta politica punitiva, una macchia sui suoi quattro mandati. Invece l’apertura in occasione dell’ondata migratoria del 2015 sarà ricordata come il gesto politico più audace, anche se lo ha pagato con un’ascesa dell’estrema destra.
L’“ancoraggio” europeo operato nel suo ultimo mandato ha garantito alla cancelliera tedesca una popolarità da record nel momento dei saluti. Uno studio del think-tank europeo European council on foreign relations (Ecfr) condotto su dodici paesi membri indica che Merkel sarebbe il candidato preferito degli europei alla presidenza dell’Unione, con un plebiscitario 41 per cento dei voti contro il 14 per cento per Macron.
Cosa ne sarà dei rapporti tra Francia e Germania dopo l’uscita di scena di Merkel? La storia successiva alla riconciliazione voluta dal generale Charles De Gaulle e dal cancelliere Konrad Adenauer, più di sessant’anni fa, dimostra che non bisogna sottovalutare il peso delle alchimie personali, a partire dalle coppie François Mitterrand-Helmut Kohl e Jacques Chirac-Gerhard Schröder. Ma esiste anche il peso degli interessi, della storia e della geografia che negli ultimi sessant’anni hanno progressivamente riavvicinato Francia e Germania.
A prescindere da chi vincerà le elezioni legislative tedesche il 26 settembre, ci sarà un forte elemento di continuità ma anche una necessaria fase di apprendistato. Angela Merkel ha vissuto questo momento quattro volte con i diversi presidenti francesi. Ora toccherà alla Francia imparare a vivere il dopo Merkel.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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