“I leader polacchi sono degli imbecilli”. Sono parole di Dmitrij Medvedev, già “controfigura” di Vladimir Putin alla presidenza russa e ancora oggi uno dei principali personaggi politici del paese. Non si tratta di uno scivolone verbale, ma di un attacco intenzionale contenuto in un testo dedicato alla Polonia e pubblicato il 21 marzo a Mosca.

Questo assalto frontale è sorprendente solo nella forma. La Polonia è di fatto in prima linea nella guerra in Ucraina: è in Polonia che sono arrivati due dei tre milioni di rifugiati ucraini ed è dalla Polonia (segreto di Pulcinella) che transitano le armi occidentali destinate all’esercito ucraino. I leader polacchi hanno adottato un atteggiamento intransigente rispetto all’aggressione russa, chiedendo l’interruzione totale dei rapporti economici tra l’Unione europea e Mosca.

La risposta russa era tanto più prevedibile se consideriamo che Varsavia riceverà il 25 marzo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden all’indomani di un vertice straordinario della Nato a Bruxelles. Infine è in Polonia che sono dispiegati migliaia di soldati statunitensi per rassicurare i paesi del “fianco est” dell’Alleanza atlantica.

Tracce crudeli
Il testo di Medvedev è affascinante per il suo rapporto deformato con la storia, simile a quello del suo “padrone” Putin. Medvedev afferma che Varsavia non si è più ripresa dopo la cacciata “degli invasori polacchi dal Cremlino”, quattrocento anni fa.

Tuttavia Medvedev dimentica alcuni episodi più recenti che hanno lasciato tracce crudeli, come la spartizione della Polonia in occasione del patto tedesco-sovietico dell’agosto 1939, il massacro di migliaia di esponenti dell’élite polacca a Katyń nel 1940 o ancora quattro decenni di occupazione e privazione delle libertà fino alla fine del blocco orientale.

Il presidente polacco prova una profonda ostilità per la Russia, ma questo non spiega tutto

Medvedev denuncia la “russofobia” dei leader polacchi, un’accusa fondata considerando che l’uomo forte del governo polacco, il vicepremier conservatore Jarosław Kaczyński, è convinto che lo stato russo sia responsabile per la morte del fratello gemello, l’ex presidente Lech Kaczyński, in un incidente aereo nel 2010, quando si recava proprio a Katyń per una commemorazione del massacro.

Jarosław Kaczyński prova una profonda ostilità per la Russia, ma questo non spiega tutto. L’animosità potrebbe causare uno scontro concreto? La Polonia fa parte della Nato e beneficia dunque della protezione dell’Alleanza atlantica, la stessa che manca all’Ucraina. La differenza è tutta qui. Tuttavia le tensioni nella zona restano alte, anche perché la Russia ha minacciato di colpire le catene di approvvigionamento di armi tra Polonia e Ucraina. È in questo senso che gli occidentali hanno interpretato il bombardamento russo, la settimana scorsa, della base militare di Yavoriv, non lontano dalla frontiera polacca.

Il bombardamento sarebbe un avvertimento dopo che Jarosław Kaczyński, al ritorno da Kiev, aveva ventilato l’idea di mettere in piedi una forza militare composta da paesi europei volontari per aiutare l’esercito ucraino.

La proposta non è sostenuta dalla Nato, ma spiega sicuramente come mai Mosca abbia alzato i toni contro Varsavia, arrivando agli insulti. Non è un buon segnale, in un momento in cui la guerra sembra destinata a durare a lungo con il rischio reale di un allargamento.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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