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Putin si accanisce su Navalnyj e su chi contesta la guerra in Ucraina

Pokrov, Russia, 22 marzo 2022. Aleksej Navalnyj in tribunale. (Evgenia Novozhenina, Reuters/Contrasto)

In piena guerra in Ucraina la macchina repressiva funziona a massimo regime in Russia. Il 22 marzo la corte suprema russa ha confermato lo scioglimento dell’associazione Memorial dedicata al ricordo dei crimini dello stalinismo, mentre il parlamento ha adottato una legge che prevede sanzioni pesanti per la diffusione di qualsiasi “informazione falsa” sull’attività di Mosca all’estero.

Infine l’oppositore Aleksej Navalnyj è stato condannato a nove anni di campi di lavoro, che si aggiungono ai due anni e mezzo di carcere che sta attualmente scontando. All’uscita dal tribunale i due avvocati di Navalnyj sono stati arrestati perché… ostacolavano la circolazione.

Questa valanga repressiva è destinata a impedire qualsiasi contestazione dell’invasione dell’Ucraina, di cui la maggior parte dei russi conosce solo una versione edulcorata. Secondo Mosca quella in corso è una “operazione militare” contro i “nazisti” che controllano l’Ucraina, e tutto si sta svolgendo secondo i piani. La maggior parte dei mezzi d’informazione indipendenti è stata chiusa. Facebook, Twitter e Instagram sono vietati e definiti organizzazioni “estremiste”.

Navalnyj è vittima di un accanimento particolare. L’oppositore ha una lunga storia di scontri con il potere russo e non è lontanamente vicino a riconquistare la libertà, almeno fino a quando Vladimir Putin occuperà il Cremlino.

Più di diecimila persone sono state arrestate nel corso delle proteste, che oggi non sono più possibili

Navalny ha fatto della lotta contro la corruzione il suo cavallo di battaglia, e questo gli è valso un tentativo di omicidio con il Novichok, l’arresto al suo ritorno dalla convalescenza in Germania e lo scioglimento della sua organizzazione. E non è ancora finita.

La vendetta è particolarmente crudele perché la fondazione Navalnyj, oggi disciolta, ha fornito all’Unione europea una lista di 35 oligarchi vicini al Cremlino, al centro del sistema di arricchimento e in possesso di decine di miliardi all’estero. Tutti gli oligarchi citati, tranne uno, sono stati colpiti dalle sanzioni internazionali.

Il 21 marzo il consorzio di giornalisti d’inchiesta Organized crime and corruption reporting project (Occrp), con Irpi e diverse testate giornalistiche, ha pubblicato nuove rivelazioni sugli oligarchi e sul sistema di arricchimento dell’élite russa, non risparmiando nemmeno il presidente.

Circostanza aggravante, dopo l’incarcerazione Navalnyj ha preso posizione contro la guerra in Ucraina invitando fin dai primi giorni i suoi sostenitori a manifestare. Più di diecimila persone sono state arrestate nel corso delle proteste, che oggi non sono più possibili. Un video mostra l’arresto nel giro di pochi secondi di una ragazza che aveva appena mostrato un cartello bianco, senza alcuna scritta.

La settimana scorsa Putin ha attaccato la “quinta colonna” composta dai “nemici interni”, dichiarando che li combatterà senza pietà. Navalnyj è naturalmente il primo di questi nemici. Il controllo della società, ora che la guerra avrebbe già provocato quasi diecimila morti tra i soldati russi e le sanzioni cominciano a farsi sentire, è l’obiettivo primario di Putin.

In occasione del suo processo Navalnyj avrebbe voluto citare Tolstoj, ma gli è stato vietato. Secondo il grande scrittore russo “la guerra è opera del dispotismo. Chi vuole combattere la guerra deve combattere il dispotismo”. Nella Russia del 2022 questo è un messaggio sovversivo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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