La diplomazia non si ferma nemmeno durante la guerra, e nel contesto dell’invasione dell’Ucraina percorre strade sorprendenti. Il 31 marzo Sergej Lavrov, capo della diplomazia di Vladimir Putin, arriverà in India, vecchia conoscenza di Mosca che risale ai tempi sovietici.
Salvo che nel frattempo l’India si è riavvicinata agli Stati Uniti contro la minaccia cinese. Il risultato è un’acrobazia diplomatica in piena guerra in Ucraina: la Russia, amica della Cina, fa visita all’India, avversaria della Cina e presunta amica degli statunitensi. Lo so, può sembrare complicato, e in effetti lo è. La spiegazione è che le linee di frattura del nostro mondo non sono semplici come si potrebbe pensare davanti a quella che, vista dall’Europa, appare chiaramente come una guerra di aggressione russa in Ucraina.
Ma altrove la percezione è diversa, per due motivi. Prima di tutto, laddove noi siamo sconvolti dal ritorno della guerra in Europa, il resto del mondo non ha mai assistito alla scomparsa della guerra.
L’India, potenza nucleare con una popolazione di un miliardo e mezzo di persone, ha vissuto nel 2020 un grave scontro militare con la Cina, altra potenza nucleare e popolata anch’essa con un miliardo e mezzo di abitanti. Sempre in Asia, la guerra statunitense in Afghanistan si è conclusa solo lo scorso agosto, mentre la minaccia di un conflitto aleggia su Taiwan e sul mar Cinese meridionale.
A marzo le importazioni indiane di petrolio russo sono quadruplicate rispetto al 2021
Ne deriva che l’opinione pubblica di alcuni paesi non considera necessariamente la guerra in Ucraina come lo scontro tra il bene e il male, e rivolge uno sguardo altrettanto critico nei confronti degli Stati Uniti e delle loro avventure militari, come quella in Iraq nel 2003. Questa nuova realtà del mondo si riflette anche nell’autonomia delle potenze regionali, come i paesi del Golfo, che non seguono automaticamente gli Stati Uniti, o la Turchia, che fa parte della Nato e porta avanti la sua particolare partita con Mosca.
Anche l’India, che gli statunitensi stanno cercando di coinvolgere nel fronte anti-cinese, segue il proprio percorso rispetto alla guerra in Ucraina. New Delhi si è astenuta in occasione delle votazioni all’Onu e non partecipa alle sanzioni occidentali contro la Russia.
Nel frattempo a marzo le importazioni indiane di petrolio russo sono quadruplicate rispetto all’anno scorso, proprio mentre gli occidentali stanno cercando con ogni mezzo di ridurre la loro dipendenza energetica dalla Russia e di privare Putin delle preziose risorse derivanti dalla vendita di idrocarburi.
In questo contesto l’India resta fedele al suo fornitore storico di armi (che continua a equipaggiare il suo esercito) ma anche al suo passato non allineato, malgrado le tensioni permanenti con il vicino cinese. Il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov si presenta in India per formalizzare questo legame che sopravvive all’Ucraina e alla rivalità sino-indiana. Si tratta evidentemente di un successo per la diplomazia russa.
Questo episodio dimostra che il mondo che uscirà dall’invasione dell’Ucraina non è semplice quanto lascerebbe presupporre il riferimento a una guerra fredda. Il mondo è ormai diventato multipolare e dunque vertiginosamente complicato.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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