Il 9 maggio non avrà lo stesso significato né lo stesso gusto a seconda che ci si trovi sulla piazza Rossa a Mosca, tra le macerie del porto ucraino di Mariupol o nella sede del parlamento europeo a Strasburgo. Il calendario ha trasformato questa giornata in un concentrato di simboli della situazione drammatica del vecchio continente, che nel 2022 sta vivendo un momento decisivo.

L’appuntamento e le diverse letture che offre permettono di comprendere per l’ennesima volta fino a che punto la storia sia un’arma da combattimento e quanto possa essere distorta, riscritta, manipolata e strumentalizzata a beneficio dei peggiori piani.

Da 75 giorni ne abbiamo la prova con il tentativo di Vladimir Putin di usare il pretesto della “denazificazione” per giustificare l’invasione dell’Ucraina. Il 9 maggio, l’anniversario della sconfitta della Germania nazista (in occidente è l’8 maggio, mentre in Russia è il 9) permette a Putin di giustificare qualsiasi cosa. 1945-2022: il continuum storico immaginario è al centro della guerra del presidente russo.

Prezzo altissimo
Nelle scorse settimane si era ipotizzato che Putin volesse annunciare il 9 maggio la vittoria del suo esercito in Ucraina per rafforzare il collegamento con la “grande guerra patriottica” dell’Urss contro la Germania nazista, fonte di legittimità e gloria anche per la Russia postsovietica.

La guerra, però, non ha preso la direzione sperata da Putin, che deve accontentarsi del controllo assoluto dell’informazione e di un martellamento propagandistico per affermare che tutto si sta svolgendo come previsto. L’unica vittoria di cui possa vantarsi il padrone del Cremlino è la conquista di Mariupol, che non è ancora totale perché un ultimo manipolo di soldati resta asserragliato in un’acciaieria. Ma il prezzo pagato è altissimo: migliaia di vittime civili, una città rasa al suolo e decine di migliaia di sfollati, di cui molti alle prese con una sorte incerta in Russia.

È un appuntamento con la storia nel momento in cui una guerra devasta un paese europeo

Il risultato è tutt’altro che glorioso e non è sufficiente per fermarsi: il rapporto di forze non è abbastanza favorevole alla Russia. Putin è l’unico a poter decidere tra il negoziato e l’escalation. L’Ucraina, dal canto suo, si limita a difendersi.

L’altro 9 maggio è naturalmente quello del presidente francese Emmanuel Macron, che per l’occasione si troverà al Parlamento europeo di Strasburgo per celebrare la giornata dell’Europa per i 27 paesi dell’Unione. Macron pronuncerà il suo primo discorso di portata internazionale dopo la rielezione, in chiusura della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Macron sa bene che il suo discorso seguirà quello di Putin a Mosca, e cercherà di opporre il modello democratico europeo alla logica autocratica del leader russo, basata sulla forza.

Macron dovrà illustrare anche una visione per il futuro europeo, messo a repentaglio dal ritorno della guerra sul continente. Il presidente ci aveva già provato nel 2017 con il suo discorso alla Sorbona, ma il programma europeo presentato all’epoca è stato applicato soltanto parzialmente. Oggi l’Unione è alle prese con una sfida difficile davanti ai problemi di sicurezza, di coesione e del rapporto con i vicini a est e a sud, ma anche davanti a un’America che ritorna a partecipare alle vicende europee e a una Russia che non sparirà a prescindere dall’esito della guerra.

In questo mondo stravolto tutto viene ridefinito. Il 9 maggio segna un appuntamento con la storia nel momento in cui una guerra devasta un paese europeo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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