Biden si concentra sulla tecnologia per sfidare la Cina
Malgrado l’invasione russa dell’Ucraina, gli Stati Uniti considerano ancora la Cina come la principale minaccia del ventunesimo secolo. È quello che emerge dalla presentazione della politica dell’amministrazione Biden nei confronti della Cina, illustrata il 26 maggio dal segretario di stato Anthony Blinken.
L’aspetto più interessante è che al centro della rivalità non ci sono né l’espansione militare cinese né la sicurezza di Taiwan e nemmeno la libertà di navigazione nel mar Cinese meridionale. Questi temi sono importanti e sono stati citati, ma il settore considerato più rilevante è quello della tecnologia, al punto che ascoltando Blinken si ha la sensazione di un nuovo “momento Sputnik”, come è stato soprannominato il risveglio degli Stati Uniti nel 1957 quando l’Urss sorprese il mondo inviando il primo satellite in orbita attorno alla Terra.
Per paura che gli Stati Uniti fossero superati, all’epoca il presidente Eisenhower creò la Nasa per la conquista spaziale e la meno conosciuta Darpa (Defense advanced research projects agency) per conservare un vantaggio nelle tecnologie di punta. È dalla Darpa che è nato internet.
Delocalizzare l’innovazione
Donald Trump aveva già reagito alla pubblicazione di un piano di Pechino chiamato “Cina 2025”, in cui erano elencate le tecnologie in cui la Cina voleva ottenere il primato mondiale: intelligenza artificiale, biotecnologie, informatica quantistica, eccetera. Ma laddove Trump aveva deciso di imporre sanzioni, Biden vuole raccogliere il guanto di sfida dell’innovazione.
Il 26 maggio Blinken ha sottolineato che gli Stati Uniti sono precipitati dal primo al nono posto al mondo nelle spese per la ricerca, mentre la Cina è salita al secondo posto. Questa rivalità strategica (insieme al covid, che ha influito sulle catene di approvvigionamento) spinge ormai a delocalizzare l’innovazione.
La dimensione tecnologica è importante quanto la rivalità militare
Gli Stati Uniti hanno deciso di ingranare la quarta per recuperare il ritardo, per esempio nel campo dei semiconduttori. Alcuni giorni fa Biden ha visitato un’importante fabbrica di semiconduttori in Corea del Sud che sarà replicata negli Stati Uniti. La corsa all’innovazione è partita.
La dimensione tecnologica è importante quanto la rivalità militare. Se gli Stati Uniti si accontentassero di “arginare” la Cina (come si diceva ai tempi della guerra fredda) con le loro alleanze regionali, avrebbero sbagliato secolo.
Il 26 maggio Blinken ha sottolineato che la differenza tra la Cina e la Russia è che la prima è una potenza globale – economica, tecnologica e militare – che vuole cambiare l’ordine internazionale. In questo senso per gli Stati Uniti è più pericolosa della Russia, anche se oggi sono i russi a fare la guerra.
La lezione statunitense vale anche per l’Europa, dove però sembra essere meno compresa. L’Europa si sta risvegliando sul piano militare sotto l’effetto della guerra alle sue porte, ma non dovrebbe dimenticare “l’altra guerra”, quella della tecnologia, altrettanto importante per non finire in una posizione di vassallaggio nel ventunesimo secolo. Malgrado alcuni sforzi a Bruxelles, anche noi abbiamo chiaramente bisogno di un “momento Sputnik”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)