Se gli statunitensi non avevano ancora compreso l’approccio “en même temps” (allo stesso tempo) di Emmanuel Macron, diventato la sua “firma ideologica”, di sicuro l’hanno fatto in occasione della sua visita ufficiale negli Stati Uniti.
Nel primo giorno del suo soggiorno, il 30 novembre, Macron ha pronunciato parole molto dure rispetto alla politica statunitense di sostegno alle aziende americane, giudicata “super aggressiva” e persino suscettibile di “spaccare l’occidente”. Alcuni amici statunitensi mi hanno subito chiamato preoccupati per chiedermi se con quelle parole Macron avesse intenzione di andare allo scontro.
Ma ecco che il giorno successivo è arrivato il cambiamento di tono: Macron ha parlato a profusione dell’amicizia secolare tra Francia e Stati Uniti, forgiata nel sangue, con una promessa di “sincerità” e “franchezza” e una “chiarezza strategica” sull’argomento della discordia, ovvero la Legge sulla riduzione dell’inflazione che fino alla viglia era stata considerata un atto di “protezionismo”.
Nessuna illusione
Cosa è accaduto nel frattempo? Quella di Macron era una strategia comunicativa in due tempi? Oppure Joe Biden ha davvero fornito le risposte attese? In realtà la spiegazione risiede altrove.
La risposta, infatti, è in Europa. La delegazione francese non si faceva certo illusioni sulla propria capacità di influenzare una legge statunitense già votata e che figura tra i successi dell’amministrazione Biden: quasi 400 miliardi di dollari di aiuti per la reindustrializzazione degli Stati Uniti e per la transizione ecologica.
Drammatizzando la situazione a Washington, Macron vuole provocare il risveglio dell’Europa
Le dichiarazioni di Macron erano rivolte sicuramente più agli europei che a Joe Biden, dispiaciuto di scontentare gli alleati, ma non abbastanza da cambiare la propria politica. Nelle prossime settimane ci saranno concertazioni euroamericane per “sincronizzare” (parola chiave) le decisioni economiche sulle due sponde dell’Atlantico, ma non è questo il punto rilevante.
“Dobbiamo svolgere un lavoro come europei, per avanzare come europei”, ha dichiarato Macron durante la conferenza stampa organizzata il 1 dicembre a Washington. Il presidente francese ha perfino ironizzato sul fatto che non si può sperare di risolvere i “nostri problemi europei” con una legge americana. Ed è qui che cominciano le difficoltà.
La Francia spinge per l’adozione di un “Buy european act”, una legge per l’acquisto dei prodotti europei che possa rispondere al protezionismo americano, non sotto forma di guerra commerciale – l’Unione non ne ha alcun interesse, soprattutto in piena guerra ucraina –, ma di un’azione globale dei 27 che sia all’altezza della posta in gioco, né più né meno che il rischio di deindustrializzazione dell’Europa.
Il problema è che la Germania è reticente, o meglio che la coalizione a Berlino è divisa, come accade in altri ambiti. E lo stesso vale per la Commissione europea.
Drammatizzando la situazione a Washington, Macron vuole provocare il risveglio dell’Europa, soprattutto dopo aver ottenuto da Biden la garanzia che Washington non considererà un eventuale “Buy european act” come una dichiarazione di guerra economica. In sostanzia siamo davanti a un colpo a tre sponde transatlantiche.
Nel contesto sfarzoso di Washington, dunque, il messaggio di Macron era diretto in realtà agli europei. Presto scopriremo se è stato recepito.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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