In una guerra destinata a durare, come lo è quella in Ucraina, spesso alcune battaglie assumono una dimensione che va oltre la loro reale importanza. Ne è un esempio lo scontro in corso a Bachmut, una città oggi in rovina situata nell’est dell’Ucraina.

La conquista di Bachmut, annunciata come imminente dai russi insieme al possibile ritiro degli ucraini, ha ormai un carattere simbolico più che strategico. Il prezzo per la vittoria, così come quello pagato dagli ucraini per difenderla a ogni costo, è enorme. Eppure al momento nessuno può dire quale sarà l’impatto reale della battaglia sul proseguimento della guerra.

Decine, centinaia e forse migliaia di uomini sono morti per Bachmut. Il numero esatto non lo conosceremo mai, perché il bilancio delle vittime è tenuto segreto da entrambi gli schieramenti. In ogni caso la città è stata completamente rasa al suolo. Non è stato risparmiato nemmeno un edificio.

Perché Bachmut è diventata così importante? Per capirlo bisogna tenere presente che in questo momento sono in corso due guerre. La prima oppone i difensori ucraini agli invasori russi, mentre la seconda è interna al fronte russo: da una parte abbiamo i soldati della compagnia militare privata Wagner e il loro capo Evgenij Prigožin, dall’altra l’esercito regolare guidato dal capo dello stato maggiore Valerij Gerasimov.

Lotta di potere
A Bachmut sono gli uomini della Wagner a combattere in prima linea e a morire per avanzare di pochi metri. Un soldato ucraino ha raccontato al Guardian di aver visto immagini registrate dai droni che mostrano le pile di cadaveri che i militari della Wagner trovano durante la loro avanzata verso le linee ucraine.

Prigožin vuole dare prova della propria utilità nella lotta di influenze a Mosca. Il capo della Wagner ha diffuso video sconcertanti, come quello pubblicato la sera del 4 marzo in cui dichiara che se i suoi uomini dovessero lasciare Bachmut, sarebbe l’intero fronte russo ad arretrare.

Questa dichiarazione è tanto più sorprendente se consideriamo che i russi dichiarano di essere ormai pronti a circondare la città, fatto confermato implicitamente dalla distruzione dei ponti da parte dell’esercito ucraino dopo il passaggio delle attrezzature pesanti di Kiev.

Ma allora perché Prigožin parla come se la sconfitta fosse prossima? Il capo di Wagner si lamenta di non aver ricevuto le munizioni di cui ha bisogno e accusa implicitamente il generale Gerasimov. Questa rivalità interna è inedita in tempi di guerra, così come il silenzio del Cremlino.

L’Ucraina, intanto, minimizza in anticipo il peso della caduta di Bachmut, un comportamento contraddittorio se confrontato con l’impegno profuso per difendere la città e le perdite subite. La Russia ha bisogno di un successo e sicuramente non mancherà di esagerarne la portata dopo i numerosi fallimenti, compresa la catastrofica sconfitta di due settimane fa a Vuhledar, nel centro dell’Ucraina.

Ma l’aspetto più importante è un altro. La vera posta in gioco, infatti, risiede nelle offensive che arriveranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, fino alla fine dell’estate. A quel punto la battaglia non sarà più simbolica, ma riguarderà la capacità di entrambi i fronti di sfondare in modo decisivo le linee avversarie e ribaltare il rapporto di forze.

Nessuno sa dove si svolgerà la controffensiva ucraina con l’ausilio degli armamenti forniti dall’occidente. Ma di sicuro arriverà. La guerra non si decide a Bachmut.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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