L’estrema destra trascina Israele nel baratro
In appena due mesi la coalizione più a destra nella storia di Israele ha messo in atto una prova di forza. Sicuramente consapevole del fatto che i suoi giorni potrebbero essere contati, ha avviato una trasformazione istituzionale dello stato ebraico in senso “illiberale”; ha preso provvedimenti per realizzare l’annessione de facto di una parte della Cisgiordania; ha soffiato sulle braci mai spente del conflitto israelo-palestinese; ha spaccato Israele come raramente era accaduto in passato e infine ha cominciato ad alienarsi il sostegno dei suoi principali partner internazionali.
Senza dubbio questo riassunto potrà sembrare eccessivo alle persone che osservano Israele con l’indulgenza degli innamorati delusi, e al contempo insufficiente per quelli che non hanno atteso il ritorno di Benjamin Netanyahu e dei suoi nuovi amici per avere un’opinione negativa della politica israeliana.
Il caso scuola è quello di Bezalel Smotrich, leader della lista Sionismo religioso e residente nella colonia di Kedumim, nei pressi di Nablus, in Cisgiordania. Smotrich è stato nominato ministro delle finanze e ministro delegato della difesa e, attraverso una specie di gioco di prestigio, è riuscito a ottenere un ruolo nell’amministrazione civile nella Cisgiordania occupata, cosa che gli conferisce un potere considerevole. Forte delle sue nuove prerogative, Smotrich non ha esitato, dopo la morte di due coloni israeliani in un attentato nella cittadina palestinese di Hawara, a invitare i suoi sostenitori a “radere al suolo” il centro abitato.
Netanyahu ha piazzato due ideologi dell’estremismo di destra al cuore del potere
L’appello alla punizione collettiva è arrivato dopo un vero e proprio “pogrom”, in cui centinaia di coloni hanno attaccato indiscriminatamente le case di Hawara per vendicare la morte dei due israeliani. La dichiarazione del ministro non è passata inosservata: il dipartimento di stato americano l’ha definita “ripugnante”. Atteso prossimamente negli Stati Uniti, Smotrich troverà la porta chiusa da parte del governo. Parigi non ha voluto essere da meno, e ha definito le parole di Smotrich “inaccettabili, irresponsabili e indegne” di un membro del governo israeliano. Netanyahu non ha commentato.
Con Bezalel Smotrich e l’altro ministro di estrema destra, Itamar Ben Gvir, Netanyahu ha piazzato due ideologi dell’estremismo di destra al cuore del potere pur di assicurarsi la maggioranza alla Knesset, permettendogli così di portare avanti il suo programma. In questo modo il primo ministro ha accettato di correre il rischio di far esplodere la società israeliana. Le manifestazioni contro la riforma della giustizia hanno mobilitato per giorni decine di migliaia di israeliani, provocando reazioni di rottura da parte degli ingegneri delle aziende tecnologiche, il settore-faro dell’economia del paese. Alcuni riservisti si sono rifiutati di prestare servizio, mentre persino gli agenti del Mossad hanno chiesto e ottenuto una deroga per partecipare alle manifestazioni.
Questa volontà di imporre con la forza un programma poco rispettoso del carattere democratico dello stato ebraico e dei suoi cittadini, oltre che apertamente provocatorio e aggressivo nei confronti di chi vive sotto l’autorità israeliana nei territori palestinesi occupati, sta portando il paese verso la crisi. Una crisi che in un certo senso è già arrivata, come dimostrano il numero crescente di vittime palestinesi e israeliane nei territori e la protesta indignata che sta sconvolgendo Israele. È una situazione sostenibile? È possibile far passare a tappe forzate un programma con una maggioranza risicata dopo cinque elezioni in quattro anni?
Il rischio è quello di alienarsi non soltanto la metà del paese che non è d’accordo con questa trasformazione radicale, ma anche i partner occidentali che, per quanto timorosi rispetto a Israele, non potranno chiudere gli occhi davanti a ciò che sta accadendo. In questo balzo in avanti catastrofico sull’orlo di un vulcano, il momento della verità potrebbe arrivare presto.
(Traduzione di Andrea Sparacino)