Se vogliamo comprendere quello che sta succedendo in Ucraina, con una controffensiva delle forze di Kiev che senza dubbio segna il momento più decisivo dopo il fallimento iniziale dell’invasione russa, dobbiamo evitare due trappole particolarmente insidiose.
La prima è quella di cercare di seguire l’offensiva minuto per minuto. L’informazione è un’arma, e i due campi la maneggiano con grande cura. Un’operazione come quella in atto non si valuta in termini di ore, ma di settimane o forse addirittura di mesi. Le informazioni frammentarie raccontano solo una parte della realtà.
La scorsa settimana i russi hanno diffuso alcuni video che mostravano la distruzione, durante le prime ore dell’offensiva ucraina, di alcuni equipaggiamenti forniti recentemente da Germania, Stati Uniti e Francia. I blogger russi più guerrafondai, in preda all’euforia, hanno proposto di deporre i rottami davanti alle ambasciate moscovite dei loro paesi d’origine.
La differenza sul campo
Ma in realtà queste perdite ucraine erano ampiamente previste all’inizio di un assalto che tutti si aspettavano, e non erano particolarmente indicative dello sviluppo successivo delle operazioni. Nel fine settimana è toccato all’Ucraina diffondere video di blindati russi distrutti, oltre alle immagini dell’ormai tradizionale innalzamento della bandiera ucraina nel primo villaggio riconquistato. Anche in questo caso i fatti non sono decisivi per il prosieguo della guerra. Ma quanto meno rafforzano il morale.
La seconda trappola da evitare è quella di considerare solo la dimensione militare della situazione. Certo, analizzare il modo in cui l’esercito usa il materiale occidentale è indispensabile, così come osservare attentamente la capacità di resistenza delle difese russe per capire se i generali di Mosca hanno imparato la lezione dai clamorosi fallimenti dell’anno corso.
Alcune informazioni filtrate dalla Russia parlano di un vantaggio ucraino nella visione notturna
Ma questo non può essere l’unico criterio, perché un’offensiva come quella attuale, anche considerando il contesto, comprende necessariamente anche obiettivi politici. L’Ucraina deve prima di tutto mostrare ai suoi alleati della Nato che gli aiuti massicci ricevuti stanno facendo la differenza sul campo. In questo senso alcune informazioni filtrate dalla Russia parlano di un vantaggio per gli ucraini grazie ai visori notturni arrivati dagli alleati occidentali.
Questi attestati rafforzano la motivazione dei paesi Nato a proseguire uno sforzo senza precedenti, e inevitabilmente influiscono sulle decisioni future in merito alla fornitura di nuovi tipi di equipaggiamenti, a cominciare dagli aerei F-16 di cui oggi l’offensiva ucraina avrebbe un enorme bisogno.
Il rischio reale per Kiev è quello di raggiungere obiettivi militari che sarebbero tuttavia insufficienti a cambiare i rapporti di forze. Se l’esercito ucraino dovesse recuperare una parte dei territori conquistati dalla Russia senza però interromperne la continuità territoriale con la Crimea, il successo sarebbe limitato.
Per Kiev la conseguenza di una vittoria “a metà” sarebbe l’impossibilità di conquistare la posizione di forza necessaria per accettare un negoziato. Ma a quel punto, in caso di impasse militare, le pressioni affinché Russia e Ucraina avviino una trattativa si farebbero sempre più insistenti.
Un successo relativo comporterebbe il rischio di un’evoluzione di questa guerra ad alta intensità verso un “conflitto congelato”, con una perdita prolungata di territori da parte dell’Ucraina e una pausa nei combattimenti, nell’attesa di una nuova scintilla. Anche in Russia un’evoluzione di questo tipo non avrebbe l’impatto desiderato.
Solo tenendo conto di tutti questi parametri è possibile interpretare quello che i due schieramenti ci permettono di vedere in queste ore preoccupanti e potenzialmente decisive per il futuro dell’Ucraina.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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