L’influenza di Elon Musk sulla guerra in Ucraina
Niente di ciò che fa Elon Musk lascia indifferenti. Spesso il miliardario americano suscita ammirazione per la sua audacia, ma anche un certo disprezzo per i suoi atteggiamenti e per alcune decisioni. Il 12 settembre, negli Stati Uniti, è uscita una biografia del capo della Tesla e della SpaceX: 688 pagine curate dall’editore Simon & Schuster e firmate da William Isaacson, biografo di Steve Jobs e Albert Einstein.
Una rivelazione contenuta nel libro ha attirato l’attenzione dei mezzi d’informazione, e bisogna ammettere che è sensazionale. L’anno scorso Elon Musk – tenetevi forte – avrebbe impedito all’esercito ucraino di distruggere la flotta russa nel mar Nero.
La decisione di Taiwan
Spiegazione: Starlink, il sistema di satelliti di comunicazione di proprietà di Musk, ha permesso all’Ucraina di sfuggire ai tentativi russi di imporre un blackout, ma quando l’esercito ucraino ha provato a usare alcuni droni marittimi per distruggere le navi russe ormeggiate in Crimea, ha scoperto che la ricezione era bloccata. Starlink si è rifiutata di estendere la copertura alla Crimea perché, secondo Issacson, Musk voleva scongiurare la terza guerra mondiale. È una notizia clamorosa che solleva diversi interrogativi.
Prima di tutto c’è la questione delle responsabilità. Con quale legittimità Elon Musk si sarebbe arrogato il diritto di decidere cosa poteva fare e non fare l’esercito ucraino? Il miliardario possiede una tecnologia innovativa e questo lo rende un attore di peso, ma davvero ha il diritto di influenzare lo sviluppo di un conflitto armato? Isaacson non chiarisce se la decisione sia stata coordinata con l’amministrazione statunitense, e questo ha la sua importanza.
Come si può impedire a uno spirito così brillante di uscire dal seminato e sfuggire a ogni controllo?
È la prima volta che un imprenditore privato gode di una simile influenza. Come sottolinea Asma Mhalla, specialista di potere informatico, Musk è diventato, che lo si voglia o meno, un “fattore geopolitico”. Ma resta il fatto che il miliardario non ha né i diritti né i doveri di uno stato in guerra, e nemmeno la libertà delle organizzazioni non governative.
Starlink e gli altri marchi della galassia di Musk hanno interessi economici innegabili.
Anche per questo motivo il governo di Taiwan, che osserva con attenzione la guerra in Ucraina per prepararsi a un eventuale attacco cinese, ha capito che non è possibile fare affidamento su Starlink. D’altronde la Tesla, un altro marchio di Musk, ha forti interessi in Cina e non farebbe nulla per irritare Pechino.
Come gestire un fattore complesso come Musk? È una problematica nuova e senza soluzione. Musk fa quello che vuole, come dimostra il modo irresponsabile in cui gestisce il social network X, nuovo nome assegnato a Twitter, una piattaforma tra le più importanti per la circolazione dell’informazione nel mondo.
Dopo aver seguito Musk per due anni, Isaacson solleva due interrogativi scottanti maturati dalla vicinanza con questo straordinario personaggio di 58 anni. Bisogna essere folli per innovare, o addirittura geniali? Come si può impedire a uno spirito così brillante di uscire dal seminato e sfuggire a ogni controllo?
La forza su cui può contare Musk, al pari di altri giganti della tecnologia meno appariscenti, è talmente consistente da dover essere presa in considerazione dagli stati, che fino a nuovo ordine sono l’unica istanza legittima di governo. Ma forse ormai è troppo tardi per trovare un rimedio.
(Traduzione di Andrea Sparacino)