Il dialogo teso tra Francia e Russia su terrorismo e Ucraina
“Stravagante e minaccioso”. È così che il 4 aprile Emmanuel Macron ha definito lo scambio telefonico tra il ministro della difesa francese Sébastien Lecornu e il suo omologo russo Sergej Šojgu. “Stravagante” e “minaccioso”, due parole che raramente sono accostate nel linguaggio diplomatico, ma che riassumono bene la telefonata del 3 aprile. La situazione merita un’analisi, perché la posta in gioco è considerevole.
Una conversazione telefonica tra due ministri della difesa in un periodo segnato da forti tensioni non ha nulla di eccezionale, e tra l’altro può contribuire a evitare un’escalation. Il fatto che in seguito circolino versioni contrastanti è assolutamente normale. Ognuno, d’altronde, porta acqua al suo mulino. Ma in questo caso sono stati battuti tutti i record.
Lo scambio era stato organizzato dalla Francia sulla scia dell’attacco terroristico di Mosca. L’attentato è stato rivendicato dal gruppo Stato islamico, nemico comune dei due paesi, che in passato ne sono stati vittime. Questo avrebbe potuto favorire un colloquio ragionevole malgrado la diversità di vedute sull’Ucraina, e invece è arrivata una serie di accuse “stravaganti” (per riprendere la parola usata dal presidente francese) con pesanti menzogne e minacce.
Il primo motivo è che i leader russi sono fermi nel ritenere l’Ucraina responsabile dell’attentato a Mosca, malgrado le rivendicazioni del gruppo Stato islamico, l’arresto di diversi tagiki e l’assenza di prove incriminanti nei confronti di Kiev.
Mosca aggiunge un elemento a questo impianto traballante suggerendo che i servizi segreti francesi potrebbero essere stati coinvolti nella preparazione dell’attentato. Nessuno ci crede, nemmeno Sergej Šojgu, ma nella battaglia dell’informazione più si fa scalpore e più si ottiene ciò che si vuole.
Il secondo motivo è legato al contesto francese, e nello specifico all’avvicinarsi delle Olimpiadi di Parigi in programma la prossima estate, con un corollario di preoccupazioni relative alla sicurezza.
Nel rapporto complesso tra la Francia e la Russia c’è un interesse comune, malgrado l’aggressività del Cremlino: scambiarsi informazioni sui movimenti dei gruppi terroristi. Ma c’è anche l’ostilità crescente tra Parigi e Mosca sull’Ucraina, soprattutto dopo che la Francia si è trasformata nel capofila dei paesi più determinati a sostenere l’esercito di Kiev.
I giochi olimpici si inseriscono in questo rapporto contraddittorio. Da un lato c’è la minaccia terrorista che spaventa la Francia, in particolare quella rappresentata dal gruppo Stato islamico, che è entrato in azione a Mosca. Dall’altro, come ha dichiarato pubblicamente Macron il 4 aprile, è presumibile che la Russia, esclusa dai giochi, possa cercare di turbarli, a cominciare da una serie di ciberattacchi già cominciati.
In questo contesto le parole di Sergej Šojgu non lasciano presagire niente di buono. La Russia si sente forte sul campo in Ucraina e si oppone a qualsiasi apertura, che si tratti degli avvertimenti degli Stati Uniti su un possibile attentato o dell’offerta di collaborazione contro il terrorismo della Francia. “Stravagante” e “minaccioso”: una combinazione di parole scelta accuratamente.
(Traduzione di Andrea Sparacino)