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Nessuno in Europa può far cambiare idea a Xi Jinping

L’arrivo del presidente cinese Xi Jinping all’aeroporto di Orly, in Francia, 5 maggio 2024. (Michel Euler, Reuters/Contrasto)

Che aspetto ha il mondo visto da Zhongnanhai, sede del potere comunista cinese a pochi passi dalla città proibita a Pechino? Quale visione della Francia e del mondo porta con sé il numero uno Xi Jinping nei suoi due giorni di visita a Parigi, primo viaggio in Europa da cinque anni?

È sempre utile cercare di mettersi nei panni degli altri. In questo modo, forse, è possibile cogliere il significato della visita di oggi e domani dal punto di vista cinese, con tutti i non detti della celebrazione (in realtà poco festiva) dei sessant’anni dalla nascita dei rapporti diplomatici tra la Francia del generale Charles de Gaulle e la Cina di Mao Zedong.

Per Pechino il nemico principale sono gli Stati Uniti, unico paese con cui la Cina sente di doversi misurare. Parliamo degli stessi Stati Uniti che impongono sanzioni al suo settore tecnologico, stringono alleanze militari in Asia e nel Pacifico, e proteggono Taiwan, l’isola ribelle. Tutto ciò che fa la Cina sul piano internazionale è condizionato dal confronto con Washington, che i cinesi pensano possa sfociare un giorno in una guerra aperta.

L’attenzione particolare riservata alla Francia è da leggere nel contesto di una nuova guerra fredda. Come nel 1964, ai tempi del generale De Gaulle, la Francia è ancora considerata da Pechino un paese un po’ più indipendente degli altri rispetto agli Stati Uniti. Le dichiarazioni di Emmanuel Macron sull’autonomia strategica, o più brutalmente sul rischio di “vassallaggio” dell’Europa, sono accolte con favore da Pechino.

Ma in realtà nessuno si fa illusioni. La Cina conosce bene i limiti di questa indipendenza nel contesto occidentale e sa anche che la Francia non considera Pechino un alleato, quanto piuttosto un “rivale strategico”, per riprendere una formula abusata. Un rivale che però resta anche un attore cruciale della scena internazionale. Il 5 maggio Macron ha dichiarato al giornale La Tribune Dimanche: “Non propongo di allontanarci dalla Cina”. Parole che suscitano soddisfazione a Pechino, anche se non cancellano le tensioni sul piano commerciale.

Poi c’è l’Ucraina, ovvero l’argomento più caldo del momento. In occasione della sua visita a Pechino dell’anno scorso, Macron aveva chiesto a Xi di intercedere con Vladimir Putin per mettere fine alla guerra, senza però ottenere nulla. La Cina non consegna armi alla Russia, ma è diventata il salvagente economico di Mosca, tanto che gli Stati Uniti hanno imposto una serie di sanzioni alle aziende cinesi accusate di consegnare alla Russia componenti cruciali per l’esercito.

Macron chiederà di nuovo al leader cinese di esercitare la propria influenza nei confronti di Putin, ma il rischio è quello di un’altra delusione, a pochi mesi dalle elezioni statunitensi che potrebbero cambiare gli equilibri mondiali. Il presidente russo è atteso tra due settimane a Pechino, dove riceverà sicuramente più attestati di amicizia che pressioni.

La questione è ben più vasta e ci riporta al mondo visto da Zhongnanhai: Pechino e Mosca condividono almeno un elemento, la volontà di contestare l’ordine mondiale imposto dagli Stati Uniti. Xi riesce a gestire gli europei, ma non rinuncerà al suo programma, che non coincide con quello della Francia. Tutto questo non impedirà i sorrisi durante la visita, ma non si andrà molto oltre.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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