Da cosa deriva l’influenza internazionale di un paese e dei suoi leader? Dalla forza della sua economia? Dalla sua potenza militare? Dal prestigio del suo presidente? Dalla stabilità del suo sistema politico? Il presidente francese Emmanuel Macron avrà presto una risposta a queste domande. Sciolta l’assemblea nazionale, il parlamento, dopo la vittoria dell’estrema destra alle europee, Macron dovrà infatti affrontare una serie di importanti incontri internazionali.
Si comincia il 12 giugno con il G7, che riunisce le principali economie occidentali in Italia, sotto la presidenza di Giorgia Meloni, reduce da un indiscutibile successo elettorale. Nel fine settimana, in Svizzera, si terrà invece una conferenza internazionale sull’Ucraina, sull’onda della visita del presidente Volodymyr Zelenskyj in Francia della settimana scorsa. Poi sarà il turno delle scadenze europee, con la scelta dei top jobs, i posti chiave nel governo dell’Unione, un vero test dell’influenza dei vari paesi. Infine, il 9 luglio, si terrà un vertice della Nato a Washington, negli Stati Uniti. In quel momento Macron saprà già se avrà vinto la sua scommessa elettorale o se sarà costretto a una coabitazione con un parlamento guidato da una forza che gli è contraria.
Inutile dire che i partner della Francia sono stati sorpresi dall’annuncio dello scioglimento del parlamento. Ma presto lo stupore ha lasciato il posto alla perplessità e poi all’inquietudine, in un contesto internazionale carico di tensione. È una crisi che nessuno si aspettava.
Chiariamoci, la maggioranza dei partner europei considera il partito di estrema destra Rassemblement national vicino alla Russia, e una sua conquista del potere farebbe vacillare pericolosamente gli equilibri europei, per la gioia di Vladimir Putin.
Certo, esistono le garanzie fornite dalla coabitazione e il presidente conserva le importanti prerogative del domaine réservé, la competenza esclusiva del presidente della repubblica nella politica estera e nella difesa. Tuttavia, qualsiasi cambiamento anche marginale nella politica francese sull’Ucraina sarà percepito come un indebolimento dell’Europa, soprattutto dopo che Macron, negli ultimi mesi, ha adottato un atteggiamento aggressivo, arrivando a ventilare l’ipotesi di inviare addestratori francesi sul suolo ucraino. Sarà ancora possibile farlo con un governo di estrema destra? Sicuramente no.
La Francia, inoltre, spinge da tempo l’Unione a sviluppare le sue capacità di difesa, e anche in questo caso una coabitazione con un partito ostile alla Nato avrebbe conseguenze importanti.
Come sarà accolto Macron in occasione dei prossimi appuntamenti internazionali? I capi di stato e di governo si comportano come in un club: tutti si dichiarano amici anche se in realtà a volte non lo sono affatto. E soprattutto, quando un leader prende la parola, tutti gli altri sanno quanto conta realmente, su tutti i fronti.
Macron rischia di accorgersene quando si tratterà di formare la prossima Commissione europea. Il suo gruppo europeo, Renew, è indebolito, così come il ruolo della Francia al suo interno. Questa crisi rischia di avere un effetto nell’assegnazione degli incarichi più importanti. Quest’anno a essere determinanti saranno più probabilmente il primo ministro polacco Donald Tusk oppure, segno dei tempi, la presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni.
Al G7 Macron sarà in buona compagnia: anche il primo ministro britannico Rishi Sunak ha convocato elezioni anticipate per il 4 luglio e di sicuro parteciperà al suo ultimo summit. Joe Biden, dal canto suo, vive l’incertezza del duello con Donald Trump. Macron, insomma, avrà di che consolarsi.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it