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Il successo dell’estrema destra tedesca riguarda l’intera Europa

Erfurt, Germania, 31 agosto 2024. Un comizio di Björn Höcke, presidente di Alternative für Deutschland nella Turingia. (Wolfgang Rattay, Reuters/Contrasto)

La Turingia è un land tedesco che in passato faceva parte della Repubblica democratica tedesca (Rdt) e che oggi conta poco più di due milioni di abitanti: il 1 settembre è entrato nella storia assegnando la vittoria alle elezioni regionali, con una solida maggioranza, a un partito di estrema destra che nasconde a malapena i suoi riferimenti storici al nazismo.

In Sassonia, altro stato orientale, Alternative für Deutschland (Afd) tallona i conservatori della Cdu, arrivati in testa. Si tratta di un risultato spettacolare le cui conseguenze politiche sono considerevoli. Un terzo land dell’est, il Brandeburgo, che circonda Berlino, voterà fra tre settimane e dovrebbe confermare l’ascesa dell’Afd.

Lo shock è alimentato dal fatto che un altro partito estremista, la Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw), nato dalla scissione della sinistra radicale e sostenitore di un mix di proposte sociali, conservatorismo e atteggiamento filorusso, supera il 10 per cento nonostante sia stato fondato solo pochi mesi fa. Allo stesso tempo i partiti della coalizione del cancelliere Olaf Scholz sprofondano e non raggiungono la doppia cifra.

È innegabile che l’estrema destra stia da tempo guadagnando terreno in diversi paesi europei. Tuttavia la Germania, anche a causa del suo passato, fino a qualche anno fa sembrava risparmiata da questa tendenza. Il contesto particolare dell’ex Repubblica democratica tedesca è noto, a cominciare dal sentimento di umiliazione persistente, nonostante il recupero economico. Non è la prima volta che gli elettori dell’ex Rdt si affidano agli estremisti, a più di trent’anni dalla caduta del muro di Berlino e dalla scomparsa del loro sistema comunista. Ma non era mai accaduto che l’Afd si affermasse come primo partito in un land, in un momento segnato dall’instabilità nella vita politica ed economica tedesca.

Tutto questo preoccupa comprensibilmente i partiti politici, ad appena un anno dalle prossime elezioni generali. Uno dei leader dell’Afd ha parlato di “requiem per la coalizione” al potere a Berlino.

Questa avanzata dell’estrema destra pesa sul clima politico, a cominciare dall’immigrazione. Appena qualche giorno fa un siriano privato del diritto d’asilo ha ucciso diversi passanti a Solingen. Lo stesso vale per gli aiuti all’Ucraina, che dividono la coalizione. La svolta a destra si fa sentire anche all’interno della Cdu, partito che è stato di Angela Merkel e che spera di tornare al potere l’anno prossimo.

Questa instabilità nella vita politica tedesca spinge alcuni a sostenere che la Germania sia diventata il “malato d’Europa”. Il problema è che la crisi tedesca coincide con quella della Francia, dove ancora manca una maggioranza parlamentare.

Il fatto che Germania e Francia siano contemporaneamente assorbite dalle rispettive crisi politiche e indifferenti agli ingranaggi globali alimenta l’inquietudine. Il tandem franco-tedesco, infatti, è il tradizionale motore dell’Unione europea.

Ma in piena guerra ucraina e a poche settimane da un’elezione presidenziale decisiva negli Stati Uniti, l’Europa ha bisogno di un motore in buono stato. Gli elettori francesi e tedeschi hanno fatto una scelta diversa, la cui onda d’urto si farà sentire ancora a lungo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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