Il bilancio agghiacciante della guerra in Ucraina
Il numero di vittime è uno dei segreti meglio conservati su entrambi i fronti della guerra in Ucraina. Ma ora, a due anni e mezzo dallo scoppio del conflitto, il Wall Street Journal ipotizza un bilancio complessivo di un milione di vittime, tra morti e feriti. Il quotidiano americano cita una stima confidenziale che parla di 80mila morti e 400mila feriti ucraini e un’altra, meno precisa, di 200mila morti e 400mila feriti russi. Il totale supera il milione di vittime, ovvero più di qualsiasi altro conflitto in corso in questo momento. Una tragedia di queste proporzioni avrà conseguenze demografiche e psicologiche durature in entrambi i paesi.
Evidentemente si tratta del prodotto di una guerra convenzionale tra due eserciti regolari, come non se ne vedevano da tempo (le guerre asimmetriche che coinvolgono forze non appartenenti allo stato e armi meno sofisticate non sono così mortali). Ma è anche l’effetto di una guerra di posizione in cui sono sacrificati molti uomini, in questo caso soprattutto sul versante russo (con più del doppio di morti rispetto a quello ucraino). Carne da cannone, come nelle vecchie guerre.
Queste cifre sono tenute segrete per proteggere il morale della popolazione civile, sia a Mosca sia a Kiev. In passato, sul fronte ucraino, abbiamo assistito a cambiamenti di personale e strategia dopo battaglie il cui costo umano è stato giudicato troppo elevato. Lo stesso è successo in Russia, dove Vladimir Putin non vuole che le conseguenze della sua avventura bellica, in termini sia di vittime sia di danni economici, diventino un argomento di dibattito.
Questo bilancio drammatico dovrebbe essere più che sufficiente per chiedere la fine dei combattimenti e l’avvio di una trattativa, ma siamo ancora lontani da questo scenario, malgrado gli sforzi di entrambi i governi di mostrarsi più flessibili rispetto all’avversario. All’inizio della settimana alcune voci su un negoziato in corso hanno fatto crollare le azioni dell’industria della difesa sui mercati finanziari, in una prova di cinismo ingiustificato da parte degli investitori.
Dunque la parola resta alle armi: sia nel Donbass, dove l’esercito russo prosegue la sua avanzata, sia in Russia, dove l’Ucraina, aggredita in patria, è riuscita a bloccare una controffensiva russa nella regione di Kursk, che l’esercito di Kiev occupa ormai da un mese.
Una trattativa non sarà realistica fino a quando i protagonisti della guerra continueranno a pensare di poter prevalere sul campo. La Russia non è pronta a rinunciare alle sue conquiste territoriali (la Crimea nel 2014 e una parte dell’est e del sud dell’Ucraina dal 2022), mentre Kiev non vuole sedersi al tavolo dei negoziati in una posizione di debolezza e sottostare al diktat russo.
Tutto questo potrebbe cambiare dopo le elezioni statunitensi del 5 novembre. L’Ucraina rischia infatti di perdere il sostegno americano, come dimostra il fatto che JD Vance, candidato alla vicepresidenza di Donald Trump, abbia appena presentato un piano di pace che somiglia molto alla lista delle rivendicazioni del Cremlino e sancirebbe le conquiste territoriali russe.
Il possibile cambiamento nei rapporti di forza mondiali è uno dei motivi per cui gli scontri si stanno intensificando, una situazione che andrà avanti fino all’inverno. Per lo stesso motivo l’Ucraina aumenta la pressione per ottenere le armi che le permetterebbero di conquistare una posizione più vantaggiosa. Il bilancio agghiacciante di questa guerra ipotizzato dal Wall Street Journal è un triste promemoria della gravità di un conflitto diventato una prova di forza nel contesto della ridefinizione dell’ordine mondiale.
(Traduzione di Andrea Sparacino)