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Perché è importante che l’Europa difenda Taiwan dalla Cina

Praga, 13 ottobre 2024. Tsai Ing-wen, a destra, con il presidente del senato ceco Miloš Vystrčil a una conferenza. (Ondrej Deml, Ctk/Ap/LaPresse)

All’occhiello porta una spilla con le bandiere incrociate di Francia e Taiwan, e già questo è un simbolo importante. Tsai Ing-wen è stata presidente di Taiwan per otto anni, fino allo scorso maggio, e ricoprendo questo ruolo non poteva viaggiare nella maggior parte dei paesi del mondo che riconoscono Pechino e non Taipei.

Il suo arrivo a Parigi, il 16 ottobre, si traduce in un esercizio particolarmente delicato di diplomazia parallela. Tsai Ing-wen non avrà infatti contatti ufficiali con il governo francese, ma è stata ricevuta dal cosiddetto gruppo d’amicizia Francia-Taiwan in senato e ha visitato il campus scientifico Saclay, di cui vorrebbe che si rafforzasse la collaborazione con Taiwan.

Ho incontrato Tsai Ing-wen per uno “scambio”. Non una “intervista”, perché questo avrebbe conferito un carattere troppo ufficiale alla sua visita. In questa vicenda tutti camminano sulle uova per paura di provocare una reazione cinese troppo forte. La Germania e il Regno Unito, che avevano acconsentito alla visita, in un secondo momento hanno fatto un passo indietro. Prima di arrivare a Parigi, Tsai Ing-wen è stata in Repubblica Ceca, un paese che da tempo si è schierato dalla parte di Taipei. Il 17 ottobre l’ex presidente visiterà il parlamento europeo, dove può contare su diversi alleati.

Quando le ho chiesto quale sia il significato del suo viaggio, Tsai Ing-wen mi ha detto di essere venuta in Francia solo per incontrare alcuni “amici”. Ma è chiaro che la sua mossa è tutto tranne che irrilevante. I contatti economici sono numerosi, ma esistono anche dei rapporti politici discreti.

Tsai Ing-wen ripete allo sfinimento un messaggio: Taiwan è una democrazia che ha un ruolo strategico, dunque deve essere difesa dagli appetiti di Pechino. Un discorso che risulta particolarmente incisivo all’indomani delle ennesime manovre intimidatorie cinesi, con navi da guerra e aerei schierati attorno all’isola per manifestare il malcontento di Pechino dopo un discorso pronunciato dal successore di Tsai Ing-wen, Lai Ching-te.

L’ex presidente non teme un’invasione cinese, ma pensa che sia giusto prepararsi a ogni evenienza. Alla luce di un rapporto di forze sbilanciato tra 24 milioni di taiwanesi e 1,4 miliardi di cinesi, Taiwan ha bisogno del sostegno dei suoi amici nel mondo, a cominciare dagli Stati Uniti. Da questo punto di vista Tsai Ing-wen non è preoccupata dalle elezioni presidenziali americane che si terranno il prossimo 5 novembre, perché ritiene che a Washington il sostegno nei confronti di Taiwan sia bipartisan. Bisognerà semplicemente abituarsi allo stile del nuovo o della nuova presidente.

La novità è che Taiwan ora si rivolge anche all’Europa, in passato rimasta più discreta se non addirittura indifferente, come aveva lasciato intendere una frase molto discussa pronunciata da Emmanuel Macron l’anno scorso per sottolineare che il destino di Taiwan non riguardava gli europei. In seguito Macron aveva fatto marcia indietro. Oggi Tsai Ing-wen spera che gli europei facciano presente alla Cina che una conquista militare dell’isola è inammissibile, anche perché una parte non indifferente del commercio europeo passa dallo stretto di Taiwan e le aziende del vecchio continente subirebbero pesanti conseguenze da un conflitto.

Annunciando la sua visita con un tweet scritto davanti alla piramide del Louvre, Tsai Ing-wen ha citato i “valori comuni”: libertà, democrazia e diritti umani. Il 16 ottobre l’ex presidente mi ha ripetuto con insistenza che un fallimento della democrazia a Taiwan sarebbe un fallimento per tutto il mondo democratico. Per parafrasare Lenin, Taiwan è la democrazia più i semiconduttori. Non male per una piccola isola del Pacifico.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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