Passati i fulmini che hanno colpito il Vaticano sono tornati i corvi. Affamati, determinati, pronti all’assalto. Intenzionati (sì, ancora una volta) a svelare tutta la verità. Su la Repubblica del 7 marzo viene descritto un incontro torbido e segreto che si svolge nello scenario perfetto della veranda di un bar dei Parioli.
Per chi non ha mai visto di persona un corvo, Repubblica fornisce una descrizione del perfetto conoscitore della machina del Vaticano. Per quanto vaga, la ritengo sufficiente e quindi scorro velocemente l’elenco dei bar del quartiere forniti di veranda e aspetto l’eventuale ritorno del corvo protagonista sul luogo del delitto, anche se solo per prendersi un caffè.
Una veloce lettura della mappa rivela la presenza di almeno cinque bar che corrispondono alla descrizione. Un paio sembrano poco da corvi, un terzo viene escluso per la qualità del caffè.
Finisco per sceglierne uno a caso, non lontano da una chiesa, presso un incrocio non troppo centrale. Mi posiziono in un tavolino laterale, pronta a cominciare la lettura quotidiana del “tutti contro tutti”, dove angeli (pochi) e demoni (sempre più presenti) si impegnano a creare molto fumo in cinquanta sfumature di bianco.
La curia romana descritta dalla Stampa sembra la pubblicità di una barretta di cereali in quanto “magra e leggera”, mancano solo i valori nutrizionali. Il Fatto Quotidiano parla del “bavaglio del Vaticano”, con gli americani contro i romani e i romani contro tutti, fotografie di cardinali in bicicletta, sotto la pioggia, sull’autobus e perfino in sosta vietata.
Repubblica è l’unico giornale a rievocare i corvi, anzi il corvo, o meglio ancora l’ex corvo disposto a fare nomi e cognomi (che naturalmente non fa) di cardinali e monsignori, vescovi e funzionari (molto ma molto) vicini al papa. Annuncia la presenza di altri documenti segreti, sufficienti a garantire un nuovo successo editoriale e quindi un nuovo dossier dedicato agli scandali e alla fuga di notizie riservate. Così riservate da non poter essere rivelate a nessuno.
Nasce un valzer in cui “tutto cambia affinché nulla cambi”, ballato in perfetta armonia tra corvi e lupi, ovvero tra la chiesa e una stampa che non fa altro che creare falsi miti e presunte ipotesi di una lobby gay e poi di una lobby mafiosa (non ancora di quella ebraica) con la creazione di un’unione di fatto: la neo lobby omomafiosa.
A corto di informazioni che tanti cardinali,
in primis ma non solo, avrebbero il diritto di sapere vengono evocati scandali della pedofilia e dello Ior, mentre la stampa italiana è accusata di creare complotti, scrivere troppo o semplicemente di non capire.
E così mentre si rinforzano le ipotesi di un papa giovane, bello e in una forma smagliante onde poter evitare un nuovo conclave a breve, per quanto possono piacere i pranzi romani, c’e una sola e unica domanda attanaglia chiunque risieda a ridosso delle mura del Vaticano, quella sul papa del futuro o il futuro del papa.
Nel luogo del delitto al posto del corvo entra una coppia di ragazzi universitari che ordinano un caffè. Lei dice di voler andare via dall’Italia, lui le dice di essere “un bellissimo cervello in fuga” e pertanto le propone di espatriare in Vaticano.
Nel frattempo un cervello diverso ma anche lui in fuga osserva dal suo castello l’elenco dei papabili con una certa distanza che non necessariamente attribuisce serenità. E al di sopra delle tensioni, dei malumori e del rumore delle ali dei corvi che svolazzano sopra una chiesa che una volta guidava, probabilmente non si chiede chi sarà il nuovo papa, ma piuttosto chi mai lo vorrà essere.
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