Negli ultimi mesi il governo cinese ha stanziato 586 miliardi di dollari per stimolare l’economia. A quanto pare, queste misure anticrisi hanno generato gli effetti sperati: nel secondo semestre del 2009 il pil cinese è cresciuto del 7,9 per cento. Un aumento superiore alle previsioni.

Ma anche altri dati sono incoraggianti: a giugno la produzione industriale è cresciuta del 10 per cento rispetto allo stesso mese del 2008, mentre le vendite al dettaglio – un indicatore che segnala la capacità di spesa delle famiglie – sono aumentate del 15 per cento.

Le buone notizie da Pechino potrebbero essere positive anche per l’economia mondiale. Oltre alla Cina, infatti, tra i pochi paesi al mondo che nel primo trimestre del 2009 hanno registrato una crescita del pil ci sono India e Indonesia.

Insieme, Cina, India e Indonesia hanno due miliardi e 750 milioni di abitanti, cioè il 46 per cento della popolazione mondiale. Il problema è che il loro potere di traino rispetto al resto dell’economia mondiale è ancora limitato, perché rappresentano solo il 9 per cento del pil mondiale.

Un altro problema è che le statistiche del governo cinese sono inaffidabili e spesso contraddittorie. Il dato che evidenzia un calo dei consumi energetici, per esempio, è singolare per un paese affamato di energia come il colosso asiatico. C’è il sospetto, quindi, che la crescita del pil sia stata un po’ gonfiata.

In futuro uno degli obiettivi principali dei paesi del G20 dovrà essere quello di usare metodi di rilevazione statistica il più possibile uniformi a livello mondiale.

(con lavoce.info).

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