Con il perdurare della crisi si moltiplicano le richieste di sostegno alle imprese, che nel 2010 hanno ricevuto dallo stato circa 12 miliardi di euro. Nell’ultimo triennio si è registrato un aumento degli incentivi, passati da 9 a 12 miliardi di euro, e uno spostamento di risorse dagli strumenti di incentivazione diretta agli incentivi fiscali.
Bisogna poi tenere conto di molti incentivi che non sono erogati direttamente alle imprese, ma che producono comunque forti benefici. Per esempio i 600 milioni di euro per promuovere il made in Italy e migliorare la qualità dei prodotti e del bestiame allevato.
Finora, purtroppo, né chi eroga questi incentivi né chi li riceve si è preoccupato di raccogliere dati che permettano di valutarne l’efficacia in termini di produttività e occupazione. Quella degli incentivi alle imprese è una vera e propria giungla di trasferimenti. Ora il servizio studi della ragioneria generale dello stato sta cercando di ricostruire questi flussi. Opera meritoria che andava fatta da tempo.
Come ricorda Guido Nannariello su lavoce.info, in Italia stiamo ancora aspettando una riforma degli incentivi. Le prossime manovre dovranno intervenire molto più efficacemente nel tagliare la spesa pubblica. E bisogna superare l’approccio basato sui cosiddetti tagli lineari, misurando, attraverso un processo di spending review, l’efficacia e l’efficienza di ciascuna delle voci di spesa.
In questo quadro è legittimo aspettarsi un forte ridimensionamento dei cosiddetti incentivi alle imprese.
Internazionale, numero 931, 13 gennaio 2012
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