Il 60 per cento dei componenti del consiglio d’amministrazione della Fondazione Monte dei Paschi di Siena è formato da politici di professione. Quasi due terzi delle poltrone sono occupati da ex assessori, consiglieri comunali e presidenti di provincia. Le fondazioni sono il canale principale attraverso il quale la politica mette le mani sulle banche. La procedura è ormai collaudata: i politici entrano negli organi delle fondazioni, si “puliscono” per un mandato e da lì passano ai consigli d’amministrazione delle banche.

Negli ultimi anni molte grandi banche, grazie appunto alle fondazioni, sono state governate da persone con logiche molto lontane dalla ricerca della redditività e della gestione prudente. Il Monte dei Paschi non è un caso isolato. Come documentato su lavoce.info, almeno il 30 per cento dei consigli d’amministrazione delle fondazioni bancarie è composto da politici di professione provenienti dall’intero arco politico. La separazione tra banche e fondazioni non è più rinviabile. La cattiva governance delle nostre banche è un pesante freno alla crescita dell’economia italiana, perché provoca una cattiva allocazione del credito alle imprese. Si privilegiano i legami politici rispetto alla qualità degli investimenti.

Bisogna quindi completare il processo di privatizzazione bancaria, facendo uscire le fondazioni dal capitale degli istituti. Solo così le banche potranno fare le banche e le fondazioni potranno essere istituzioni non profit in grado di perseguire gli obiettivi statutari di interesse pubblico e di utilità sociale.

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