Secondo gli ultimi dati Istat, la disoccupazione giovanile in Italia è salita al 43,3 per cento. Si tratta del livello più alto raggiunto da quando esistono le serie storiche. Il quadro rilevato dall’Istat è preoccupante, eppure il 28 novembre, a pochi minuti dalla pubblicazione dei dati, il ministero del lavoro ha emesso un comunicato in cui si parla di due milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro (di cui 400mila a tempo indeterminato) creati nell’ultimo anno.

Il ministero ha sottolineato l’efficacia del decreto legge Poletti, che peraltro ha incentivato i contratti a tempo determinato invece di quelli a tempo indeterminato. Come spiegato da Michele Pellizzari su lavoce.info, queste anticipazioni si basavano su dati incompleti e sono state smentite pochi giorni dopo dallo stesso ministero. Il risultato è che sono state compromesse sia la credibilità dell’Istat sia quella del ministero del lavoro.

Un ente pubblico non dovrebbe mai deformare a scopi di propaganda politica i dati statistici che raccoglie nell’esercizio delle sue funzioni. E minare la credibilità dell’informazione statistica ufficiale è molto pericoloso, perché aumenta ulteriormente l’incertezza delle famiglie e delle imprese e rende più difficile per i cittadini esercitare il controllo democratico sui loro eletti.

Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2014 a pagina 101 di Internazionale, con il titolo “43,3 per cento”. Compra questo numero | Abbonati

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