L’allenatore della squadra di calcio della nostra scuola era sicuro di sapere perché Bobby Moore fosse stato preso di mira nel famigerato (e ancora irrisolto) incidente del furto di un braccialetto a Bogotá, una vicenda che aveva dominato la fase di preparazione dell’Inghilterra in vista della Coppa del mondo del 1970. “Volevano colpire il capitano, era l’occasione migliore per creare scompiglio nella squadra”, ci disse. “Nel negozio c’erano altri giocatori, ma hanno scelto Moore”.
Mezzo secolo fa il commesso di un negozio della città colombiana accusò Moore di furto, e il nostro allenatore ci spiegò che le partite di calcio si possono perdere anche lontano dal campo, nella testa dei giocatori. Moore fu arrestato quattro giorni dopo la visita dei giocatori inglesi al negozio vicino all’hotel che ospitava la squadra. Fu uno scandalo mondiale. All’epoca ero un bambino di nove anni piuttosto impressionabile. Grazie anche alle parole del mio insegnante, il capitano dell’Inghilterra, un uomo apparentemente virtuoso, finì al centro della mia attenzione.
Tutta l’Inghilterra si chiedeva se “il leader della squadra e braccio destro” dell’allenatore Alf Ramsey “avrebbe avuto la possibilità di giocare in Messico”. Il premier laburista Harold Wilson, il cui governo sarebbe caduto quattro giorni dopo l’uscita dell’Inghilterra ai quarti di finale per mano della Germania Ovest, era intervenuto sulla vicenda, scatenando le ire del ministero degli esteri.
In quel momento il destino di Moore, e con esso quello del resto della squadra, era al centro dei miei pensieri. Mi stavo appassionando alla squadra della mia città, il Preston North End, ma la nazionale era sempre stata un punto di riferimento costante. La Coppa del mondo in Messico ha stimolato la mia immaginazione negli anni formativi e consolidato il mio amore per “il bel gioco”.
Gol mancati
A causa di un improvviso voltafaccia della Fifa, in Messico non c’erano teste di serie. Questo spiega perché nel gruppo 3 finirono le due migliori squadre del torneo. Lo scontro diretto tra le due corazzate era una sfida affascinante: Inghilterra contro Brasile, Europa contro Sudamerica, i campioni del mondo in carica contro i favoriti, una grande difesa contro una potenza d’attacco senza eguali.
Nel 1970 l’Inghilterra era temuta da tutti, compresi i brasiliani, che avevano cominciato il mondiale alla grande contro la Cecoslovacchia, mandando in gol Jairzinho, Rivelino e Pelé (due volte). Ma contro l’Inghilterra il Brasile adottò un approccio stranamente prudente, ottenendo un successo risicato in una partita che gli inglesi avrebbero sicuramente meritato di pareggiare.
Quell’incontro della fase a gironi, giocato il 7 giugno del 1970, è passato alla storia soprattutto per due gol mancati: quello evitato dalla miracolosa parata di Gordon Banks su Pelé e quello sbagliato clamorosamente da Jeff Astle, che tirò fuori all’altezza del dischetto del rigore, solo davanti al portiere brasiliano Felix. Tuttavia, rivedendo l’incontro è evidente che la prestazione da ricordare fu quella di Moore, soprattutto considerando che il capitano “sembrava un fantasma e aveva perso più di cinque chili” dal suo arrivo in Messico, come ricordò il compagno di squadra Alan Mullery. Durante quegli splendidi novanta minuti Moore si esibì in una spericolata scivolata in area per fermare Jairzinho lanciato a rete, rubò palla a Pelé più di una volta ed ebbe l’intelligenza di negare un calcio di punizione all’astuto Rivelino.
La sintesi della partita tra Inghilterra e Brasile
Alla fine gli attaccanti brasiliani si dimostrarono più efficaci di quelli inglesi, e Jairzinho approfittò di un’occasione al quarto d’ora del secondo tempo per sbloccare l’incontro. In seguito l’allenatore brasiliano Mário Zagallo dichiarò che la partita contro l’Inghilterra era stata “la più difficile, la vera finale”.
I problemi di Moore non finirono con i mondiali messicani. I tifosi delle squadre avversarie continuarono a cantare “sappiamo che hai rubato il braccialetto” ogni volta che incontravano la sua squadra, il West Ham. Solo cinque anni dopo il capitano fu scagionato, con una sentenza che gli lasciò comunque l’amaro in bocca. Oggi è difficile stabilire cosa accadde davvero, perché Moore è scomparso prematuramente nel 1993, a 51 anni. Il testimone chiave era conosciuto dal proprietario del negozio, e per molto tempo la teoria più diffusa fu quella dell’estorsione. Ma alcuni documenti saltati fuori nel 2002 lasciano pensare che il colpevole del furto fosse un altro giocatore. Forse si trattò di uno scherzo finito male, e se davvero Moore si è addossato la colpa sarebbe un gesto in linea con il personaggio.
A prescindere da come siano andate le cose, di sicuro c’è che l’Inghilterra, prima della tristezza di Italia 90 (dove si classificò quarta), della falsa alba di una presunta “generazione dorata” e del nadir dell’umiliazione subita nel 2016 dall’Islanda, è stata in cima al mondo. In un rovente pomeriggio di Guadalajara gli inglesi, ispirati da Moore, furono gli unici a impensierire quella che probabilmente è la migliore squadra ad aver mai calcato un campo di calcio.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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