Che fine ha fatto l’Albania? Dopo essere stata per decenni l’avamposto più estremo (e più isolato) del comunismo, è diventata l’ultima tessera del domino a cadere nel crollo del vecchio ordine europeo. Sui nostri schermi televisivi abbiamo visto le barche stracariche di emigranti in fuga.

Lo stadio successivo è stato il capitalismo selvaggio: tre quarti della popolazione ha investito i risparmi di una vita in piramidi finanziarie che hanno quasi portato alla guerra civile. Alla fine di tutte queste vicende, la povera Albania è semplicemente scomparsa dallo schermo dei radar.

Che fine ha fatto? Sembrerà incredibile, ma è tornata a galla. Dopo aver toccato il fondo, la sua economia ha cominciato a risalire la china e ora gli albanesi non possono più dire di avere il pil pro capite più basso d’Europa.

Dopotutto, l’Albania può vantare l’ultimo tratto di costa inesplorato del Mediterraneo, alcune belle rovine greche (Apollonia) e romane (Butrinti), una città arroccata sulle montagne che recentemente è entrata nella lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco (Gjirokastra). Infine, cosa incredibile, Tirana è diventata una città del divertimento.

Blloku, il quartiere dove abitava il dittatore Enver Hoxha, un tempo era assolutamente inaccessibile per gli albanesi. Oggi ospita i bar e i ristoranti più frequentati della città.

Se a tutto questo aggiungete un aeroporto internazionale che prende il nome della suora più famosa del mondo (sì, Madre Teresa era albanese) non sorprende che il boom turistico della costa croata si stia spostando più a sud. Quando la British Airways ha inaugurato un volo regolare tra Londra a Tirana, è sembrato quasi un sigillo di approvazione al paese.

Internazionale, numero 687, 6 aprile 2007

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