Nel dicembre 2011 la European agency for development in special needs education ha pubblicato il nuovo rapporto sull’integrazione dei disabili nelle scuole europee (mancano però i dati italiani). In generale sono prevalentemente e talora esclusivamente le scuole pubbliche ad accogliere gli alunni e le alunne che il rapporto chiama sen pupils, allievi con special educational needs. L’espressione “speciali bisogni educativi” copre utilmente una gamma ampia di difficoltà, da quelle di più evidente natura corporea e fisica a quelle psichiche di varia origine. Il filtro medico, in genere operante, agisce in modo diverso a seconda delle diverse culture.
In Germania e Finlandia, per esempio, le percentuali di alunni sen si aggirano intorno a un decimo della popolazione scolastica. La Francia su una popolazione di 12 milioni e mezzo di allievi accoglie nelle sue scuole pubbliche (e in piccola parte private) 356mila alunni svantaggiati, solo in parte minore in scuole speciali. Il pedagogista Daniel Calin (Lettre de l’éducation, 13 febbraio 2012) lamenta la grave e crescente riduzione del personale specializzato di sostegno. Il ministero dell’educazione sta tagliando posti ormai da anni, già prima dell’insorgere di ristrettezze economiche. Secondo Calin i tagli rinviano a un problema di cultura, al fatto che con il loro sussistere e tuttavia con il loro pur lento progredire scolastico i disabili mettono in crisi il “mito francese” dell’uniformità di sviluppo delle capacità di tutti gli alunni.
Internazionale, numero 942, 30 marzo 2012
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