Come ogni anno, sul far dell’estate, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) pubblica il rapporto sullo stato dell’istruzione nei paesi associati: Education at glance.

È uno sguardo d’insieme prezioso che sfrutta e integra le altre imprese che l’Ocse conduce per esplorare il mondo della scuola: il Programme for international student assessment (Pisa), realizzato dal 2000 con cadenza triennale attraverso test sulle conoscenze linguistico-matematiche e scientifiche di campioni statistici di quindicenni; il Programme for the international assessment of adult competencies (Piaac), che ci darà dal 2013 ogni tre anni notizie sulle competenze “alfanumeriche”, cioè di lettura e calcolo, di campioni delle popolazioni adulte in età di lavoro ed è l’estensione delle due indagini promosse nel 2000 e 2005 da Statistics Canada e svolte però solo in pochi paesi, tra cui, con catastrofici risultati, l’Italia; e infine Teaching and learning international survey (Talis), svolto via questionari sottoposti a campioni di insegnanti e nel 2013 al suo secondo ciclo.

La sintesi annuale di

Education at glance (oltre 400 pagine di tabelle e istogrammi) è benvenuta. Si capisce subito che, certo, il profitto non è l’unico obiettivo dei sistemi educativi, come di recente ha ricordato Roberto Vacca e aveva sostenuto Martha Nussbaum. Però si capisce che anche il ritorno economico dell’istruzione è straordinario. Ne parleremo qui e a ottobre, con gli studenti, a Ferrara.

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