Sono una lepre. Tradotto in gergo militare significa che devo correre come un pazzo da un Sav (soldato a vita, così chiamiamo i militari di carriera) all’altro per consegnargli ogni sorta di informazioni. Non sia mai che i “nemici” decidano di invaderci. Per la verità, in tutti i paesi vicini se la passano meglio di noi, ma magari a qualcuno potrebbe venire in mente di rubarci la ricetta segreta del surrogato di salame di quart’ordine che in questa fase degli anni ottanta è il nostro cibo quotidiano.

Non avendo raccomandazioni mi è stato assegnato un alloggio nella zona più remota della caserma e, a dirla tutta, le esercitazioni sono davvero cretine. Tre giorni alla settimana, vestito con l’uniforme di ordinanza, con tanto di berretto e scarponi, sono costretto a correre come una trottola per ore. Decido rapidamente che l’esercito è un’istituzione da stupidi, e mi sforzo di fare il possibile per non diventare uno di loro. Uso il sarcasmo e faccio ridere i miei compagni, portando all’esasperazione il tenente Blăgău, un alcolista di una stupidità monumentale.

Al posto del cane

Mi punisce in maniera sadica, dandomi da eseguire una serie di ordini che hanno il solo scopo di farlo sentire più intelligente. Mi tocca mettere in riga il plotone nel punto dove ogni volta si ferma il cane della caserma. Per eseguire l’ordine devo correre dietro a un cane che mi viene indicato dal tenente.

Ogni volta che l’animale si ferma, devo piantarmi accanto a lui e urlare con tutta la voce che ho in corpo la parola d’ordine per far allineare al mio fianco l’intero plotone, in tutto 23 soldati. Corro facendo in modo di restare indietro rispetto al reparto e, per il divertimento dei miei commilitoni, faccio finta di non sentire Blăgău che mi urla contro.

Improvvisamente il servizio militare diventa meraviglioso: mangio bene e gioco a basket tutto il giorno

Prima del pranzo o della cena torno in caserma con fare afflitto e faccio finta di essere duro d’orecchie. Naturalmente Blăgău non si accorge della mia espressione contrita, e ogni volta che andiamo a fare le esercitazioni lungo il Mureş mi riserva qualche punizione. Ogni volta che si marcia devo scattare: mi tocca fare il satellite, cioè correre intorno al plotone che avanza. Nel giro di qualche settimana raggiungo una forma fisica invidiabile.

Mai stato meglio

Voglio entrare nel gruppo sportivo dell’esercito e faccio domanda per partecipare alle selezioni. Peso 54 kg, sono alto appena un metro e 73 e decido di provare con il basket. Chiedo cortesemente a Tedy di aiutarmi a saltare mentre provo a fare canestro. Il salto mi esce bene, lo spilungone mi dà una mano e alla fine riesco a entrare nella squadra di basket. Vengo trasferito da Arad a Bistrița , dove si trova il centro sportivo di basket della terza armata.

Improvvisamente il servizio militare diventa meraviglioso: mangio bene, dopo ogni allenamento facciamo la doccia, gioco a basket tutto il giorno. Nel frattempo acchiappo un’ungherese di Târgu Mureş parecchio bella, che a Bistrița sta facendo un corso per parrucchiera, e durante il giorno sono sempre in debito di sonno. Non sono mai stato così bene.

Studio un piano: nei giorni della Balcaniade, una competizione sportiva per i paesi dei Balcani che si tiene in Grecia, proverò a scappare per andare in America, dove Tedy ha dei parenti. Di notte sogno di essere Michael Jordan.

Faccio la guardia agli aiuti umanitari, saccheggiati in maniera vergognosa dai soldati di professione

All’inizio, la rivoluzione del 1989 sembra uno scherzo di cattivo gusto. I Sav improvvisamente si agitano e poi, altrettanto inaspettatamente, si placano. In quanto atleti non abbiamo armi, così in un primo momento stiamo fermi a osservare gli eventi, inizialmente preoccupati e poi quasi divertiti. Gira voce che gli ungheresi ci attaccheranno, vengono fatti uscire i blindati. Ma solo due o tre riescono a mettersi in moto. Gli altri sono un pericolo più per i nostri soldati che per chiunque voglia attaccarci. I mezzi anticarro sono ancora più pericolosi perché sono tarati male e possono sbagliare il bersaglio di chilometri.

Confusione totale

Finita la rivoluzione, abbiamo anche il primo martire: un tenente che ha deciso di recuperare tutti in una volta i giorni di astinenza dall’alcol ed è caduto ubriaco fradicio dal suo blindato. Il tutto nel cortile della caserma. I miei commilitoni devono stare di guardia, armati, alla centrale di depurazione dell’acqua e, visto che finora non hanno mai avuto un’arma, si divertono a sparare sui piloni del ponte. Io passo tutto il mio tempo con Ildiko, contribuendo alla distensione dei rapporti ungaro-romeni-rom. Si spara anche in città, a conferma dell’esistenza dei famigerati “terroristi”, che a loro volta giustificano il sacrificio di altri martiri.

Dopo Natale in caserma regna la confusione totale, così decido di prendermi una pausa e faccio una scappata di qualche giorno a Craiova. Del resto è quasi capodanno. Cinque giorni dopo sono di ritorno, ma a quanto pare nessuno si è accorto della mia assenza. Sento dire che ad Arad ci sono dei morti, altri eroi della rivoluzione. Si sono sparati a vicenda grazie alla stupidità dei loro comandanti che li avevano fatti disporre in cerchio. Il gruppo sportivo si scioglie. Devo tornare ad Arad, per la gioia di Blăgău. Il tenente fa una figura di merda davanti al plotone giurando solennemente che mi farà passare tutto il tempo agli arresti.

Sta per cominciare un periodo di povertà estrema. I miei sogni legati al basket svaniscono in un baleno

Tedy è molto amico del nipote del generale Milea, ministro della difesa rimasto fedele a Ceaușescu. Questo dettaglio mi permette di essere scelto per fare la guardia agli aiuti umanitari, che sono saccheggiati in maniera assolutamente vergognosa. A impadronirsene sono i Sav, che si appropriano della cioccolata e delle altre prelibatezze per poi rivenderle. Scopro la truffa e la rendo pubblica. Intanto gli ufficiali trascurano elegantemente i loro impegni militari e si arricchiscono continuando a rubare.

I lati peggiori dell’essere umano

Riceviamo una montagna di alimenti, che vanno a male per colpa di quei geni che si occupano dell’approvvigionamento. Così decidiamo di organizzarci autonomamente e cominciamo a distribuire tra i soldati tutto quello che ci arriva, per la disperazione dei Sav.

Di notte quasi tutti abbandonano la caserma. Si dorme sempre meno e cominciano gli incidenti: Tedy, mezzo ubriaco e mezzo addormentato, va al bagno e finisce per pisciare addosso al suo miglior amico, anche lui mezzo addormentato sulla turca. Vengono fuori i lati peggiori del carattere delle persone. Un ragazzo rom, studente come me, si comporta in modo spregevole con un commilitone debole e indifeso, così decido di intervenire. Me la vedo piuttosto brutta, ma interviene Tedy e le cose si calmano.

Finiamo il servizio militare con tre mesi di anticipo sul termine stabilito. Sta per cominciare un periodo di povertà estrema e di duro lavoro. Anche tutti i miei sogni legati al basket svaniscono in un baleno: il centro sportivo di Craiova va a fuoco e i fondi per ricostruirlo sono rapidamente sperperati da quelli che stanno per diventare i ricchi furbetti della Romania del futuro.

(Traduzione di Mihaela Topala)

Questo articolo è stato pubblicato dal settimanale romeno Dilema Veche.

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