Se facessimo un sondaggio per sapere quali sono i problemi più gravi dei cubani, molti risponderebbero le stesse cose. La maggior parte delle persone parlerebbe della doppia moneta, dei bassi salari e delle difficoltà per avere una casa. I più anziani si lamenterebbero delle pensioni basse e molti criticherebbero la mancanza di libertà. I più giovani, invece, denuncerebbero le difficoltà di collegarsi a internet. I cubani con meno di trent’anni non accettano di considerare il ciberspazio uno spazio remoto in cui è quasi impossibile entrare.
Ma questa situazione sta per cambiare. Da metà gennaio la compagnia statunitense Renesys, che supervisiona il traffico su internet, ha notato che il cavo di fibra ottica tra Cuba e il Venezuela è attivo. La linea è stata installata nel febbraio del 2011 a un costo di settanta milioni di dollari, ma non è stato ancora annunciato il suo avvio.
In questi due anni la segretezza ha fatto aumentare le voci sui guasti del cosiddetto cavo Alba-1. Ma ora ci sono le prove tecnologiche del fatto che, attraverso le sue fibre ottiche, si stanno muovendo dei dati. I mezzi d’informazione ufficiali mantengono il silenzio e molti programmi televisivi sostengono che in rete proliferano violenza, pornografia e notizie false. Nei pochi internet café pubblici un’ora di navigazione costa ancora un terzo di uno stipendio mensile. Ma forse la grande ragnatela mondiale dell’informazione è più vicina di quanto sembri.
Traduzione di Francesca Rossetti
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