Caramelle, dolcetti, barrette di cocco coperte di zucchero: c’è questo e altro ancora in un piccolo bar vicino alla fermata dell’autobus. Ci sono giornate in cui si vende molto e altre quasi niente. La difficoltà principale, però, non è vendere i dolci, ma comprare la materia prima per prepararli. In mancanza di un mercato all’ingrosso, per anni la proprietaria del bar ha comprato ogni ingrediente al dettaglio. E nel mercato informale ha comprato la farina, gli sciroppi e la carta per avvolgere i prodotti prima di darli ai clienti. Senza questa gestione illegale, la sua attività avrebbe chiuso da un pezzo. Ecco perché qualche giorno fa ha accolto con gioia la notizia dell’apertura di un mercato all’ingrosso per i lavoratori autonomi.

Una nuova risoluzione firmata a febbraio prevede la creazione di un’azienda statale che offrirà prodotti e servizi al settore privato. A metà di quest’anno sarà possibile accedere ad alimenti, strumenti contabili e immobiliari con dei costi pensati per i lavoratori autonomi. Se tutto andrà come dice la legge, l’apertura del mercato all’ingrosso ridurrà l’importazione illegale di merci e le reti illegali di vendita. Per anni le cosiddette

mulas hanno portato sull’isola vestiti e cibo soprattutto dagli Stati Uniti e dall’Ecuador. Il contrabbando ha sostenuto bar, ristoranti e attività private. Il governo vuole rimettere le mani su questi flussi di denaro. Ma la misura arriva in ritardo, e l’economia sommersa è diventata così forte che sarà difficile contrastarla.

Traduzione di Francesca Rossetti

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