Dopo cinque mesi di stallo, da pochi giorni l’Iraq ha finalmente un nuovo presidente. Con 216 voti su 325, il nuovo parlamento ha eletto colui che sarà l’ottavo presidente iracheno, il politico curdo Barham Saleh (58 anni).

A due ore dalla sua elezione, Saleh ha nominato il primo ministro che avrà per quattro anni il mandato di guidare il futuro governo, Adel Abdul Mahdi (76 anni anni), un politico ed economista sciita di istruzione francese. Entrambi sembrano avere ottenuto l’approvazione dell’Iran e degli Stati Uniti, le due potenze avversarie che si contendono l’influenza sul paese.

Saleh e Mahdi non sono due novelli della politica irachena successiva al 2003. Barham Saleh (un ingegnere che ha studiato nel Regno Unito) è stato vicepremier dell’Iraq e per due volte primo ministro del governo regionale curdo. Abdul Mahdi è stato vicepresidente e ministro del petrolio, prima di dimettersi nel 2016. Il suo nome ha cominciato a circolare tra i più quotati nel caos che ha seguito le scorse elezioni di marzo.

La sua candidatura è stata avanzata dai due principali blocchi parlamentari, Sairun (con 54 seggi, guidato dal leader sciita Muqtada al Sadr) e Fatah (con 49 seggi, che fa capo a Hadi al Amiri). La sua nomina ha messo fine a quindici anni di monopolio ininterrotto del partito sciita Dawa sulla posizione del capo del governo.

Per lasciare a Mahdi la massima libertà nella nomina del governo, Muqtada al Sadr ha dichiarato che non lo costringerà a scegliere i ministri tra i membri della sua coalizione.

Mahdi ha messo al primo posto del suo programma di governo la sicurezza, e al secondo posto l’economia. La sfida più grande sarà affrontare il nodo della corruzione, il più grande fallimento del suo predecessore Haider al Abadi. Troppe promesse e troppo pochi successi nella sua battaglia al malaffare. Riuscirà Mahdi a passare il test del primo anno in carica, o si dimetterà di nuovo come ha fatto in passato?

(Traduzione di Francesco De Lellis)

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