Il colore del cielo iracheno è giallo bruno da ormai un mese. La polvere copre ogni cosa, i vetri delle finestre, i muri delle case, le palme, persino i volti delle persone. E questa cappa di polvere dall’Iraq si è estesa anche i paesi vicini. Le precipitazioni in Iraq sono diminuite drasticamente e quest’anno e quello precedente non è quasi mai piovuto.
Lo scorso giovedì Aoun Diab, il consulente del ministero delle risorse idriche, ha dichiarato alla stampa che il volume della “riserva temporanea di acqua” si è ridotto del 50 per cento rispetto alla sua disponibilità naturale, soprattutto a causa della scomparsa delle precipitazioni e per la distribuzione delle risorse idriche nazionali verso i paesi confinanti.
Il cambiamento climatico in atto
La siccità e la scarsità d’acqua hanno già costretto l’Iraq a ridurre della metà le aree coltivate per la stagione invernale 2021-2022. Gli anni senza pioggia del 2020, 2021 e 2022 sono un monito sul futuro del paese. L’Iraq, ricco di petrolio e di gas, è uno dei cinque paesi al mondo più colpiti dai cambiamenti climatici. Con la desertificazione che avanza, l’acqua è una questione centrale in questo paese già semidesertico dove vivono 41 miliardi di persone.
La Banca mondiale avverte che in mancanza di adeguate politiche idriche, entro il 2050 l’Iraq potrebbe perdere fino al 20 per cento delle riserve acquifere disponibili. In un paese già devastato dalle guerre, continua l’istituto finanziario, questo colpirà in particolare le aree agricole che dipendono dall’irrigazione. “La pioggia che continua a mancare ci dà certamente un avvertimento su come utilizzare l’acqua durante l’estate e nella stagione invernale”, afferma Diab, “questa situazione merita la massima attenzione, per questo stiamo pianificando la prossima stagione agricola alla luce dei dati in nostro possesso”.
(Traduzione di Francesco De Lellis)
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