Cultura Schermi
The brutalist
Adrien Brody, Guy Pearce
Stati Uniti / Regno Unito 2024, 215’. In sala
The brutalist (dr)

Gli architetti piacciono a Holly-wood, specie per protagonisti romantici, mix ordinato di solidità maschile e sensibilità artistica: sognano, creano e sono eleganti anche nei cantieri. Il tentacolare e robusto The brutalist è il secondo film del 2024 (e, non ce ne vorrà Francis Ford Coppola, il migliore) a sfidare quell’archetipo con una metafora imponente per un’America in declino sociale, culturale ed estetico, con l’architetto come visionario tormentato che progetta un futuro da pochi altri immaginato. Come capolavoro compiaciuto e paurosamente ambizioso, sarebbe facile paragonarlo al buco nero modernista che consuma il suo protagonista, il triste emigrato ebreo ungherese Lászlo Tóth, che tenta disperatamente di lasciare il segno nel panorama conservatore statunitense del dopoguerra. Ma al terzo film, dopo il grandioso The childhood of a leader e lo scabroso Vox lux, Brady Corbet si rivela più classicista che brutalista e il suo film è raccontato con la linearità e la potenza delle epopee umane anni cinquanta di George Stevens e Otto Preminger. Sopravvissuto all’Olocausto e separato dalla famiglia, Tóth (Brody in modalità Oscar) arriva negli Stati Uniti senza soldi e prospettive, finché il ricco industriale Van Buren (Pearce) diventa per lui un improbabile e inaffidabile benefattore. Tóth declina tristemente l’artista che non riesce a far prevalere i suoi princìpi. Van Buren, la cui grinta nasconde un’insicurezza nervosa e queer, è il suo opposto per temperamento e filosofia. Il potente film di Corbet identifica una tragedia struggente in entrambe le scuole di mascolinità e nella relazione simbiotica e distruttiva tra un visionario in cerca di un mecenate e un ricco capitalista in cerca di un riconoscimento più alto.
Guy Lodge, Sight and Sound

We live in time
Florence Pugh, Andrew Garfield
Regno Unito / Francia 2024, 107’. In sala

Per essere un film che si sforza disperatamente di vivacizzare una storia fradicia di lacrime, We live in time di John Crowley si muove su binari abbastanza convenzionali. Questo drammone strappacuore che include una malattia terminale, appoggiato pesantemente sul carisma dei due protagonisti e sull’intesa tra loro, adotta una struttura non lineare – in stile (500) giorni insieme – che porta un certo grado di sperimentazione in una vicenda altrimenti familiare. Rimettere insieme i pezzetti del racconto può essere appagante, anche se proprio la struttura del film ci tiene a distanza dai personaggi, impedendo di approfondire la loro conoscenza.
Wendy Ide, The Observer

Diva futura
Pietro Castellitto, Barbara Ronchi
Italia 2024, 120’. In sala
Diva futura (dr)

Diva futura ci chiede di andare oltre l’apparenza per vedere bellezza, arte e rivoluzione nel mondo della pornografia. Il film segue l’ascesa e la caduta dell’agenzia fondata dall’eccentrico Riccardo Schicchi (Castellitto) insieme alla star e sua compagna dell’epoca Ilona Staller (Lidija Kordić). Il film è basato sul memoir Non dite alla mamma che faccio la segretaria, di Debora Attanasio (braccio destro di Schicchi interpretata da Barbara Ronchi), ma la vicenda è raccontata dal punto di vista di Schicchi con la sua visione di un’agenzia ispirata da desideri puri e dolci. Con tutte le storie di misoginia, manipolazioni e abusi viste negli anni è un po’ difficile farsi convincere da una versione così positiva dell’uomo che ha portato il porno alle masse in Italia. Ma, attraverso la lente di Steigerwalt, forse possiamo mettere da parte le riserve almeno per un po’ e vedere la bellezza oltre l’oscenità.
Leila Latif, IndieWire

You’re cordially invited
Reese Witherspoon, Will Ferrell
Stati Uniti 2025, 109’. PrimeVideo

Un errore nelle prenotazioni fa scontrare due diversi matrimoni nello stesso posto. Il padre della sposa e la sorella dell’altra sposa cercano di salvare la situazione. Stoller mette la risata prima di tutto e il film è più apprezzabile guardato momento per momento che come storia con una vera trama. Ferrell e Witherspoon sembrano più protagonisti di due film diversi che s’intersecano invece che coprotagonisti di una rom-com, fortunatamente più com che rom.
Alison Willmore, Vulture

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1600 - 7 febbraio 2025
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