Cultura Suoni
New dawn
Marshall Allen (dr)

Che il debutto solista di Marshall Allen faccia venire in mente Sun Ra non è certo una sorpresa. Il sassofonista contralto statunitense ha cento anni e ne ha dedicati quasi settanta al compositore afrosaturniano e alla sua musica, gli ultimi trenta come leader dell’Arkestra. Chi altro dovrebbe suonare come Sun Ra se non Marshall Allen? Eppure non si raggiunge uno status simile solo per emulazione. Questo significa che in New dawn emerge chiaramente la sua personalità musicale. Le composizioni dell’album sono tutte di Allen, incluso il brano finale, Angels and demons at play, nuova versione del classico della Sun Ra Arkestra. Ma mentre Ra lo eseguiva come un groove afro-jazz incandescente con un tempo in 5/4, Allen lo riduce a un fervore sommesso e ne fa una versione sontuosa e funky. In effetti, “sontuoso” è un buon termine per descrivere l’approccio di Allen alla sua eredità condivisa con Ra. Il brano Are you ready ha il ritmo e l’attitudine festaiola del primo rock ’n’ roll—c’è un richiamo alla Chicago degli anni cinquanta in cui Allen si unì per la prima volta alla Sun Ra Arkestr – e perfino una sporca introduzione blues con la chitarra elettrica. Anche brani come Sonny’s dance, palesemente free jazz, conservano uno splendore delicato, mentre Allen sussurra nel sax. Il pezzo che dà il titolo al disco è prima di tutto un veicolo per la voce soul fumosa di Neneh Cherry, ma anche per una raffinata linea di clarinetto che alterna raddoppi e armonizzazioni con la voce. New dawn è l’album di un discepolo che testimonia il messaggio del suo profeta. E ne enfatizza la ricchezza.
Michael J. West, Bandcampa Daily

Saya
Saya Gray (Jennifer Cheng)

Con tre ep pubblicati tra il 2022 e il 2024, Saya Gray ha dimostrato quanto sia capace di scrivere brani intensi e fragili, oltre che di mettere in piedi una produzione che fa sfumare i confini tra i generi. Ora con Saya traccia una linea tra il suo passato e il suo futuro. Questo è un lavoro molto personale, che racconta la trasformazione innescata da un viaggio in Giappone per fare i conti con la fine di un amore problematico. La musicista di Toronto combina folk, pop e avanguardia con una certa limpidezza emotiva, facendo emergere temi come la crescita, il dolore e la vulnerabilità. Questo è evidente in particolare in Shell (of a man), dalle tinte country, e in H.B.W. Entrambe le canzoni mostrano l’abilità nel mescolare sentimenti puri con un arrangiamento elaborato. Questi elementi ci rivelano che Saya è un disco in grado di ritagliarsi uno spazio unico grazie alla sua profondità.
Gemma Cockrell, Diy

Boccherini: Stabat mater, quartetto op. 41 n. 1

Ci sono due versioni dello Stabat mater di Luigi Boccherini (1743-1805), una per soprano solista, che è quella di questo disco, l’altra per tre solisti. Entrambe sono state pubblicate in una nuova edizione critica: dovrebbe aiutare la diffusione della musica del compositore lucchese, perciò mi aspetto che arriveranno altre registrazioni. Dovranno essere ottime, almeno vocalmente, per superare Francesca Boncompagni, perché il suo canto è squisito: dolce, perfettamente intonato ed espressivamente sfumato. L’Ensemble Symposium è un gruppo da camera e suona l’accompagnamento con uno strumento per parte. Personalmente, preferisco organici più grandi e vorrei più vibrato. La stessa osservazione vale per il quartetto per archi op. 41 n. 1 in do minore. Il pezzo è tematicamente correlato allo Stabat mater e impiega una forma ciclica, con il movimento di apertura che ritorna alla fine come conclusione. Il suono del disco è ottimo e, nonostante le mie riserve sui timbri degli archi, la musica è così attraente e il canto così bello che non c’è davvero nulla di cui lamentarsi. Nel complesso è un album eccellente.
David Hurwitz, ClassicsToday

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1603 - 28 febbraio 2025
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