La vera storia del blogger di Baghdad che su internet ha raccontato la guerra
Chi è l’autore del diario online da Baghdad
Gli attentatori suicidi non sono dei pazzi: parola di psicologo
L’impero è in marcia. “Democrazia” è il suo nuovo, astuto grido di battaglia. La ricetta è semplice: far bollire, aggiungere petrolio, poi bombardare. L’appello di Arundhati Roy alla società civile americana. Leggi
Gli introversi sono numerosi ma incompresi
Una prova di resistenza nell’imprevedibile vortice di Madrid. Dall’aperitivo al Museo del Prado
“Pisapia vuole la città islamica, una zingaropoli assediata da stranieri”. “Sappiamo dove sono le armi di distruzione di massa: a Tikrit e a Baghdad”. Cos’hanno in comune Silvio Berlusconi e l’ex segretario alla difesa americano Donald Rumsfeld? Dicono bugie. Ma sono in buona compagnia con tanti altri leader e capi di stato di tutte le epoche. John Mearsheimer insegna scienze politiche all’università di Chicago e ha appena pubblicato Why leaders lie, un saggio in cui analizza i diversi tipi di menzogne degli uomini politici. Intanto si scopre che i più bugiardi sono i leader dei paesi democratici: i dittatori hanno meno bisogno di mentire, perché non devono conquistare il consenso dei cittadini. Poi Mearsheimer spiega che le bugie internazionali sono piuttosto rare (tra gli esempi: Khruscev che esagera le dimensioni dell’arsenale sovietico e la Grecia che nasconde la portata del suo deficit). Mentre molto frequente è quello che nel libro viene definito “commercio della paura”: ingannare le persone esagerando una presunta minaccia. I cittadini sono pronti a perdonare il politico che ha detto una bugia, ma solo se l’ha fatto a fin di bene (Kennedy che nasconde l’intesa con i sovietici sui missili a Cuba o i giapponesi che nascondono l’accordo militare con gli americani dopo la guerra). Però se un politico dice una bugia per cominciare una guerra, è meglio che sia sicuro di vincerla.
La colonizzazione italiana ha anticipato i metodi nazisti
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