Il provvedimento conosciuto come la Buona scuola ha ottenuto il via libera dall’aula di Montecitorio con 316 voti a favore, 137 contrari e un astenuto. La riforma passa all’esame in Senato.
Non ci sarà nessun blocco degli scrutini di terza media e maturità in protesta contro la riforma della scuola del governo Renzi. Lo ha annunciato l’autorità di garanzia per gli scioperi precisando che il garante si è riservato di decidere nei prossimi giorni sugli scrutini delle classi intermedie. L’autorità ha riferito in un comunicato di aver ricevuto da parte dei sindacati Unicobas, Cobas e Usb la richiesta di due giorni di sciopero, da effettuarsi dopo la chiusura delle scuole.
Seguendo le indicazioni ricevute dal garante, le sigle sindacali hanno però “esplicitamente escluso ogni forma di blocco degli scrutini per i cicli terminali del percorso scolastico (esami di terza media, maturità, abilitazioni professionali)”. Intanto, nella giornata in cui la camera ha approvato il disegno di legge della riforma, studenti e insegnanti hanno manifestato per esprimere il loro dissenso sventolando le bandiere dei sindacati in piazza Montecitorio a Roma.
La camera ha approvato la riforma della scuola con 316 voti a favore, 137 contrari e un astenuto. Il provvedimento passerà ora al senato. Askanews
La camera dei deputati vota oggi il testo finale del disegno di legge sulla riforma della scuola, presentato dal governo il 27 marzo e dal 14 maggio sottoposto ad alcuni emendamenti.
Dopo il voto il provvedimento passerà al senato, dove non sono previste modifiche sostanziali, anche se qualche aggiustamento è ancora possibile. I sindacati intanto hanno annunciato per oggi nuove manifestazioni.
Il testo finale è molto diverso da quello proposto all’inizio dell’iter legislativo. Ecco alcune delle modifiche più importanti.
È ripreso questa mattina alla camera l’esame del disegno di legge per la riforma della scuola. Il voto finale è previsto per le 13. Nella seduta notturna si è concluso il voto sugli emendamenti, con la cancellazione della possibilità per i contribuenti italiani di finanziare la scuola, pubblica o paritaria, con il 5 per mille.
La riforma prevede l’assunzione di circa 100mila precari a partire dal primo settembre, maggiori poteri per i presidi, limite di 36 mesi per i contratti di supplenza e un fondo di 200 milioni di euro all’anno per premiare il merito dei docenti. Askanews
Sulla scuola è passata la mediazione tra maggioranza e governo con lo stralcio dalla riforma dell’articolo 17, relativo al 5 per mille. La maggioranza ha espresso, attraverso la relatrice Maria Coscia, un parere favorevole agli emendamenti all’articolo 17 che ne prevedevano la soppressione. Subito dopo il ministro dell’istruzione Stefania Giannini ha dato il “parere conforme” dell’esecutivo, che ha portato allo stralcio della misura.
Per il resto, l’assemblea di Montecitorio ha approvato lo school bonus per tutti gli istituti del sistema nazionale di istruzione, cioè sia per le scuole statali sia per le scuole paritarie private e degli enti locali. A favore, oltre alla maggioranza, si è espressa anche Forza Italia. La norma - molto criticata dal Movimento 5 stelle e dalla minoranza dem - istituisce un credito d’imposta del 65 per cento per 2015 e 2016 e del 50 per cento per il 2017 per chi sceglierà di finanziare la realizzazione di nuove scuole, o “la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti”. Fra gli articoli approvati, anche quello sulla carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione degli insegnanti da utilizzare per gli acquisti o le iniziative di carattere culturale: ogni insegnante riceverà 500 euro all’anno.
Quanto al 5 per mille da destinare alla scuola, Giannini ha spiegato che “non si accantona né si abbandona l’idea” di introdurre un meccanismo ritenuto “molto utile e produttivo”. E il governo si è impegnato a riproporre la norma in un futuro provvedimento che “magari affronti temi di natura fiscale”. Nella giornata di ieri non era stato accolto alcun emendamento di rilievo sui poteri del presidente della minoranza del partito democratico, mentre il confronto si è aperto sul 5 per mille. La protesta contro il disegno di legge conosciuto come la Buona scuola è andata avanti fuori dal parlamento con la partecipazione di alcuni deputati cinquestelle. La presidente della camera Laura Boldrini ha annunciato che domani, mercoledì 20 maggio, alle 11.30 inizieranno le dichiarazioni di voto finale sulla riforma.
La camera ha dato il via libera all’articolo 9 del disegno di legge di riforma della scuola che definisce i poteri dei presidi ed è stato al centro di molte critiche da parte di sindacati, docenti e studenti. L’articolo è stato approvato con 214 voti a favore, 100 contrari e 11 astenuti.
L’articolo 9 attribuisce ai presidi il potere di conferire ai docenti della scuola l’incarico triennale, che è rinnovabile. Il dirigente scolastico inoltre può effettuare i colloqui per poter scegliere i professori. Un emendamento del Partito democratico approvato per favorire la trasparenza introduce l’obbligo di mettere on line sul sito della scuola il curriculum dei professori. È stato accolto anche l’emendamento del Movimento 5 stelle, che stabilisce che non ci può essere parentela tra preside e professore della scuola. Il preside utilizzerà ancora i docenti dell’organico dell’autonomia per la copertura delle supplenze fino a 10 giorni. Infine può ridurre il numero di alunni e di studenti per classe allo scopo di migliorare la qualità didattica.
I sindacati Cobas hanno indetto due giorni di blocco degli scrutini e di tutte le attività scolastiche. La protesta si svolgerà per i due giorni successivi alla fine delle lezioni, con date variabili da regione a regione. I Cobas hanno annunciato inoltre una manifestazione nazionale per il 7 giugno.
La decisione dei sindacati arriva in seguito all’approvazione alla camera dei primi articoli della riforma scolastica La buona scuola, voluta dal governo Renzi.
La Camera ha concluso la prima giornata di votazioni del disegno di legge conosciuto come la Buona scuola, dopo l’approvazione dei primi sette articoli. Si riprenderà lunedì mattina alle 11 dall’articolo 8 che disciplina alcuni aspetti dell’insegnamento. Sempre lunedì è atteso il tema più delicato e divisivo: nuovi compiti e attribuzioni ai dirigenti scolastici, ribattezzata norma per i “presidi sceriffi”.
A parte lo scivolone su un emendamento di relatrice e governo respinto per un’incomprensione al momento del voto fra la presidenza e il gruppo del partito democratico, la maggioranza ha sostanzialmente tenuto e tirato dritto a difesa del testo uscito dalla commissione, respingendo la mole di emendamenti delle opposizioni. Askanews
La camera ha approvato l’articolo 1 della riforma scolastica La buona scuola con 243 sì, 107 no e un astenuto. L’articolo 1, si legge nel testo della proposta di legge, disciplina l’autonomia scolastica da attuare attraverso alcuni strumenti: la possibilità di rimodulare il monte ore annuale di ciascuna disciplina, il potenziamento del tempo scolastico anche oltre i modelli e i quadri orari e la programmazione flessibile dell’orario, che permetterà anche l’apertura pomeridiana delle scuole.
Matteo Renzi pareva deciso a innovare prendendo in mano lui stesso il gran groviglio educativo e l’intento era e resta in sé positivo. Il risultato per ora è molto insoddisfacente. Nei testi di ispirazione renziana ci sono tre peccati di omissione. Se non saranno corretti, devono metterci in allarme fin d’ora per le future politiche scolastiche governative e, ciò che più conta, per le sorti della nostra scuola. Leggi
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