23 novembre: Il conservatore Mauricio Macri, che ha guidato l’opposizione raccolta nella coalizione Cambiemos, vince il secondo turno delle elezioni presidenziali argentine con il 51,4 per cento dei voti contro il candidato peronista Daniel Scioli, appoggiato dalla presidente uscente Cristina Fernández. Macri è un potente imprenditore argentino, è stato sindaco di Buenos Aires e presidente della squadra di calcio Boca Juniors, una delle più famose e importanti del paese. Ha vinto le elezioni argentine con la promessa di liberalizzare il mercato, di abbattere l’inflazione e di attirate capitali stranieri dopo 12 anni di governo di Néstor Kirchner e Cristina Fernández de Kirchner.
Il cinquantaseienne Macri, figlio di un magnate dell’edilizia italoargentino, riceve in eredità un’economia fragile: la crescita è permessa da una spesa pubblica insostenibile, le stime sull’inflazione sono molto superiori al 20 per cento e la banca centrale è pericolosamente a corto di riserve valutarie. L’Argentina è inoltre insolvente sul debito pubblico.
Macri ha promesso trattative serrate per ottenere un accordo che permetta al paese di accedere di nuovo ai mercati finanziari globali. Ha anche detto che farà tutto il possibile per smantellare la rete di controllo dei capitali e i vincoli al commercio creati da Cristina Fernández per attirare capitali stranieri.
Dopo dodici anni, la famiglia Kirchner lascia il potere. Gli argentini dovranno scegliere se dare fiducia al successore di Cristina Fernández o concedere una possibilità all’opposizione. Leggi
Con le elezioni del 25 ottobre l’Argentina dice addio all’era dei Kirchner e alla presidenza di Cristina Fernández, che ha governato il paese per otto anni. Chi sono i candidati e quali sono le loro proposte. Leggi
Dopo dodici anni di governo della famiglia Kirchner, il 25 ottobre l’Argentina elegge un nuovo presidente e volta pagina. Ma il lungo dominio di Néstor Kirchner e di sua moglie Cristina Fernández sulla vita politica del paese latinoamericano quale eredità lascia? E quali sono le sfide che la società argentina deve ancora affrontare? Intervista con il giornalista e saggista argentino Martín Caparrós. Leggi
Dopo dodici anni di governo della famiglia Kirchner, il 25 ottobre l’Argentina elegge un nuovo presidente e volta pagina. Ma il lungo dominio di Néstor Kirchner e di sua moglie Cristina Fernández sulla vita politica del paese latinoamericano quale eredità lascia? E quali sono le sfide che la società argentina deve ancora affrontare? Intervista con il giornalista e saggista argentino Martín Caparrós. Leggi
Un tribunale di appello argentino ha deciso di confermare il verdetto emesso il 26 febbraio che chiedeva l’archiviazione delle indagini contro la presidente Cristina Fernández nel caso legato alla morte del magistrato Alberto Nisman. Due giudici su tre hanno votato per respingere l’appello presentato dall’accusa, stabilendo che non è stato commesso alcun crimine.
La presidente era stata accusata di aver coperto il coinvolgimento dell’Iran nell’attentato contro il centro ebraico di Buenos Aires del 1994 e in cui morirono 85 persone. La denuncia era stata presentata da Nisman il 14 gennaio, quattro giorni prima della sua misteriosa morte avvenuta qualche ora prima della sua testimonianza davanti al parlamento. In seguito alla morte di Nisman, il procuratore Gerardo Pollicita aveva deciso di proseguire le indagini. Ora potrebbe rivolgersi a un’altra corte d’appello oppure alla corte suprema. Reuters
Il procuratore Gerardo Pollicita ha presentato appello contro la decisione del giudice Daniel Rafecas di archiviare l’inchiesta sulla presidente Cristina Fernández, accusata di aver coperto il coinvolgimento dell’Iran nell’attentato al centro ebraico di Buenos Aires del 1994, in cui morirono 85 persone. Il procuratore Pollicita aveva deciso di proseguire l’indagine avviata dal procuratore Alberto Nisman, trovato morto nel suo appartamento il 18 gennaio, alla vigilia della sua testimonianza davanti al parlamento. Reuters, Clarín
Migliaia di persone hanno partecipato a un corteo a Buenos Aires, in Argentina, per ricordare il procuratore Alberto Nisman, trovato morto in casa sua il 18 gennaio, un mese fa. La manifestazione è stata convocata dai familiari di Nisman e dai colleghi del procuratore che chiedono di chiarire le circostanze della morte dell’uomo che stava indagando sull’attentato contro un centro di cultura ebraica a Buenos Aires, avvenuto nel 1994. Il pubblico ministero accusava la presidente argentina Cristina Fernández di aver insabbiato il coinvolgimento dell’Iran nell’attentato nel quale furono uccise 85 persone e più di duecento rimasero ferite, in cambio di favori commerciali ed economici da parte di Teheran. Bbc, El Clarín
La presidente argentina Cristina Fernández è stata formalmente incriminata per aver ostacolato la giustizia. Un nuovo procuratore ha convalidato l’accusa formulata dal magistrato Alberto Nisman prima di morire. Cristina Fernández è accusata di aver coperto il coinvolgimento dell’Iran nell’attentato contro il centro ebraico di Buenos Aires del 1994 e in cui morirono 85 persone. Insieme alla presidente sono stati incriminati il ministro degli esteri, Héctor Timerman, l’attivista e politico Luis D’Elía e il deputato Andrés Larroque.
Il procuratore Gerardo Pollicita porterà avanti l’indagine avviata dal magistrato Alberto Nisman, trovato morto nel suo appartamento il 18 gennaio, alla vigilia della sua testimonianza davanti al parlamento. Afp, el Clarín
Spesso i miei compatrioti domandano – a chiunque esca dal paese, a chiunque arrivi nel paese – “come ci vedono da fuori”. L’immagine argentina all’estero è un’ossessione nazionale. Per questo ai miei compatrioti non piace sentirsi dire la verità: in generale, non ci guarda nessuno. Tranne, chiaramente, in giorni come questi. Leggi
La storia comincia nel settembre del 2004, quando il presidente dell’Argentina Néstor Kirchner incarica il magistrato Alberto Nisman di guidare le indagini sui responsabili dell’attentato contro la sede dell’Asociación mutual israelita Argentina (Amia) a Buenos Aires, che il 18 luglio 1994 aveva provocato 85 morti e centinaia di feriti. Nel 2004 ci sono ancora solo delle ipotesi e neanche un colpevole accertato. Leggi
Alberto Nisman, il pubblico ministero che accusava la presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner di aver insabbiato un’inchiesta sul peggiore attacco terroristico in Argentina, è stato trovato morto nel suo appartamento a Buenos Aires. Il cadavere di Nisman, 51 anni, è stato ritrovato nel bagno della sua casa, che si trova nel quartiere di Puerto Madero.
Secondo il magistrato, Cristina Fernández ha coperto il coinvolgimento dell’Iran nell’attentato contro un centro ebraico di Buenos Aires nel 1994, nel quale sono state uccise 85 persone e ne sono state ferite più di duecento. In cambio dell’insabbiamento, l’Argentina avrebbe avuto prezzi di favore per l’acquisto del petrolio.
Alberto Nisman avrebbe dovuto presentarsi oggi pomeriggio di fronte al parlamento argentino per spiegare in modo dettagliato le sue accuse. La Nación, Reuters
La presidente argentina Cristina Fernández è stata accusata di aver coperto il coinvolgimento dell’Iran nell’attentato contro un centro ebraico di Buenos Aires nel 1994, nel quale sono state uccise 85 persone e ne sono state ferite più di duecento. Il pubblico ministero Alberto Nisman ha chiesto al giudice di interrogare la presidente argentina e il ministro degli esteri Héctor Timerman “per essere stati gli autori e i complici dell’insabbiamento di un’indagine contro alcuni cittadini iraniani accusati dell’attacco terroristico”.
In un dossier di trecento pagine il pubblico ministero sostiene che Cristina Fernández avrebbe condotto dei negoziati segreti con l’Iran attraverso canali non convenzionali nel 2013 che avrebbero portato all’occultamento del coinvolgimento di autorità iraniane nell’attacco. In cambio dell’insabbiamento, l’Argentina avrebbe avuto prezzi di favore per l’acquisto del petrolio. Il pubblico ministero afferma di aver scoperto il coinvolgimento della presidente grazie a delle intercettazioni telefoniche di politici e alte cariche dello stato.
L’attentato contro il centro ebraico di Buenos Aires, avvenuto nel 1994, è stato il peggior attacco terroristico nella storia del paese e i responsabili non sono mai stati individuati. Nel 2007 sono stati emessi mandati di arresto internazionali per sei cittadini iraniani sospettati di essere coinvolti nell’attentato, ma i sei sono ancora latitanti. El País, The Guardian
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