Il 5 novembre a Roma la prima udienza del processo legato all’inchiesta Mondo di mezzo sull’organizzazione Mafia capitale e i legami tra criminalità organizzata, politica e istituzioni a Roma. Gli imputati sono 46, in gran parte già in carcere o agli arresti domiciliari, e le udienze si svolgeranno nel carcere di Rebibbia. Leggi
La giudice per le indagini preliminari di Roma Flavia Costantini ha accolto la richiesta della procura e ha disposto il processo con rito immediato per 34 persone coinvolte nella seconda parte dell’inchiesta su Mafia capitale. Il prossimo 5 novembre andranno a giudizio Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, insieme ad altri 32 politici e imprenditori locali.
Salvatore Buzzi, fondatore della cooperativa 29 giugno e figura chiave dell’inchiesta su Mafia capitale, è intervenuto in video conferenza dal carcere di Nuoro, dove è detenuto dallo scorso dicembre, nel corso di un’udienza davanti alla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Roma. Nel suo intervento Buzzi ha dichiarato di non conoscere il passato di Massimo Carminati, ex esponente del gruppo terrorista neofascista Nuclei armati rivoluzionari (Nar) ed ex affiliato alla banda della Magliana, considerato alla guida dell’organizzazione criminale al centro dell’inchiesta. “Massimo Carminati è una brava persona, con me si è comportato sempre bene”, ha detto Buzzi ai giudici.
L’udienza ha preso in considerazione la richiesta della procura di Roma di disporre le misure di sorveglianza speciale, l’obbligo di soggiorno per tre anni e la confisca dei beni sequestrati per Buzzi, Carminati e altri nove indagati. Buzzi si è opposto soprattutto alla richiesta di confisca della sua casa, costata 910mila euro, sostenendo di averla acquistata con denaro lecito, a differenza di quanto ipotizzato dalla procura. Buzzi inoltre ha affermato che la cooperativa 29 giugno ha una liquidità di 16 milioni di euro e aveva un giro d’affari di sei milioni l’anno. Dunque, ha detto Buzzi, “ammettendo che ci sia stata corruzione, questa riguarda solo il 3 per cento del fatturato della cooperativa. Quindi poca cosa”.
Intanto il prefetto di Roma Franco Gabrielli, in un’intervista a Sky Tg24 ha parlato della possibilità di commissariare le cooperative coinvolte nell’inchiesta Mafia capitale. “Stiamo ripassando tutti gli atti che la procura ci ha passato, nel più completo spirito di collaborazione. Da un primo vaglio ci siamo accorti che circa 1.300 migranti sono gestiti da cooperative sulle quali dovremo necessariamente intervenire. Siamo in contatto con il presidente Cantone e con la sua struttura, proprio perché credo che l’unica prospettiva sia quella del commissariamento”, ha detto, facendo riferimento a Raffaele Cantone, capo dell’Autorità nazionale anticorruzione. Per quanto riguarda invece l’ipotesi di un commissariamento del comune di Roma, Gabrielli ha detto di aspettare la relazione della commissione di accesso agli atti, come da procedura.
La procura di Roma ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per Massimo Carminati e altre 33 persone coinvolte nell’inchiesta Mafia capitale. Tra i destinatari del provvedimento ci sono varie figure di spicco dell’organizzazione, accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso e di altri reati. Il processo comincerà il 5 novembre. Di solito la procura richiede in presenza di evidenza della prova, per accelerare i tempi del processo.
Il gruppo al centro dell’inchiesta Mafia capitale, basato sulla collusione tra mafia e politica, avrebbe messo le mani su diversi appalti pubblici assegnati dal comune di Roma e dalle sue società controllate, tra le quali l’Ama. Tra gli indagati c’è anche l’ex sindaco della capitale, Gianni Alemanno.
Secondo l’accusa Massimo Carminati, 56 anni, era il capo dell’organizzazione. Sarebbe stato anche il responsabile di estorsioni nei confronti di commercianti e imprenditori sul territorio romano. Nato a Milano, Carminati è stato esponente del gruppo terrorista neofascista Nuclei armati rivoluzionari (Nar) ed è stato affiliato alla banda della Magliana.
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Massimo Carminati, ritenuto il capo dell’organizzazione Mafia capitale, è stato trasferito dal carcere di Tolmezzo, in provincia di Udine, a quello di Parma. Per lui resta il 41 bis, il trattamento detentivo previsto per i mafiosi.
La notizia è stata confermata dall’avvocato di Carminati, Giosuè Naso. Il trasferimento è avvenuto il 25 dicembre. Nello stesso carcere è detenuto anche Totò Riina, ex boss dei Corleonesi, sempre in regime di 41 bis. Rainews 24
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