Al metodo Stamina “non può annettersi alcuna validità scientifica” e sono emersi “una serie di rischi” collegati alla “attività di estrazione e reinoculazione delle cellule staminali poste in essere fuori dalle dovute precauzioni e al di fuori delle procedure richieste dalla legge”. Lo si legge nelle motivazioni delle tre sentenze della cassazione sul no alla cura presentata da Davide Vannoni. La corte ha anche respinto la richiesta di dissequestro dei materiali per le infusioni del metodo Stamina presso gli ospedali civili di Brescia.
Il giudice dell’udienza preliminare ha accolto la richiesta di patteggiamento avanzata al processo sul metodo Stamina da Davide Vannoni, presidente di Stamina foundation, e da altri sei imputati. La pena concordata per Vannoni è di un anno e dieci mesi con sospensione condizionale, mentre gli altri sei patteggiamenti si sono conclusi con pene comprese tra un anno e un anno e nove mesi di carcere (per Marino Andolina, medico triestino e braccio destro di Vannoni), due condanne pronunciate con rito abbreviato e quattro rinvii a giudizio (per i medici degli Spedali civili di Brescia, fra cui l’ex direttrice sanitaria, Ermanna Derelli).
Vannoni era accusato di associazione a delinquere e truffa. “Sono convinto della bontà del metodo Stamina e confido che la scienza mi dia ragione”, ha detto Vannoni attraverso il suo legale. Corriere della Sera
In questi ultimi anni Stamina ha animato feroci discussioni e ha forzato – facendola arretrare – la linea difensiva che le istituzioni e la politica dovrebbero tenere salda contro i ciarlatani. Ora il clima è raffreddato, anche se non del tutto sedato. Leggi
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