Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha proposto il 25 settembre al suo collega della Guyana, Irfaan Ali, dei colloqui diretti per mettere fine a una disputa su un’area contesa ricca di petrolio.
“L’unica soluzione è il dialogo”, ha detto Maduro durante il suo intervento settimanale alla tv pubblica.
Rivolgendosi ad Ali, Maduro ha detto: “Sono pronto a incontrarla in tempi rapidi in un luogo concordato ai Caraibi per avviare dei negoziati e chiudere la questione una volta per tutte”.
La lite diplomatica è cominciata quando la Guyana ha messo in vendita alcuni giacimenti petroliferi nella regione dell’Esequibo, che Caracas considera parte del suo territorio.
La regione, attualmente amministrata dalla Guyana, ha una superficie di 160mila chilometri quadrati.
La Guyana, un’ex colonia olandese e britannica, afferma che il confine con il Venezuela è stato fissato in via definitiva da un tribunale arbitrale nel 1899.
Ma il Venezuela sostiene che il fiume Esequibo, nella parte est della regione, costituisca il confine naturale tra i due paesi fin dal 1777.
La disputa si è intensificata dopo che nel 2015 il gigante petrolifero statunitense ExxonMobil ha scoperto alcuni giacimenti di petrolio al largo delle coste della regione.
Il 23 settembre Maduro ha accusato Ali di “aver trasformato la Guyana in una filiale della ExxonMobil”.
Il comportamento della Guyana, ha aggiunto Maduro, “viola il diritto internazionale e compromette la pace nella regione”.
La Comunità caraibica (Caricom) ha emesso il 22 settembre un comunicato in cui esprime “forte preoccupazione” per la situazione.
“L’intenzione espressa dal Venezuela di ‘prendere tutte le misure necessarie’ per impedire alla Guyana di sfruttare le risorse presenti nelle sue acque territoriali è contraria al diritto internazionale”, si legge nel comunicato.
La settimana scorsa il parlamento venezuelano ha proposto d’indire un referendum sullo status della regione dell’Esequibo, spingendo la Guyana a convocare l’ambasciatore venezuelano.