La giunta militare del Burkina Faso ha annunciato il 27 settembre di aver sventato un tentativo di colpo di stato, avvenuto il giorno prima, quasi un anno dopo il golpe che ha portato al potere Ibrahim Traoré.
In una dichiarazione letta alla tv di stato, la giunta ha affermato che “il colpo di stato è stato sventato dai servizi segreti e dai servizi di sicurezza del Burkina Faso”.
“Gli ufficiali e altri presunti partecipanti a questo tentativo di destabilizzare il paese sono stati arrestati e altri sono ricercati. L’obiettivo era attaccare le istituzioni e far precipitare il paese nel caos”.
Il leader della giunta militare, il capitano Ibrahim Traoré, ha assunto il potere il 30 settembre 2022 in quello che è stato il secondo colpo di stato riuscito nel paese in otto mesi.
La moltiplicazione dei colpi di stato è legata, almeno in parte, al malcontento per l’incapacità dell’esercito di contrastare l’insurrezione jihadista in corso nel nord e nell’est del paese.
Nella tarda serata del 26 settembre migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale Ouagadougou per rispondere all’appello dei sostenitori di Traoré a “difenderlo”, dopo che sui social network si era diffusa la notizia di un colpo di stato in corso.
Il governo militare ha fatto sapere che cercherà di “chiarire tutti gli aspetti del complotto”.
Ha definito “deplorevole che alcuni ufficiali, dopo aver giurato fedeltà alla patria, si siano imbarcati in un’impresa simile, che punta a ostacolare la marcia del popolo burkinabé verso la liberazione dalle orde terroristiche”.
Diciassettemila vittime
All’inizio di settembre la procura militare aveva dichiarato che tre soldati erano stati arrestati con l’accusa di aver partecipato a un complotto contro la giunta al potere.
Gli inquirenti avevano ricevuto una soffiata su “soldati ed ex soldati dell’intelligence” che stavano perlustrando le case e altri luoghi frequentati da figure chiave della giunta, tra cui Traoré.
“L’obiettivo era di ostacolare la transizione”, si legge nel comunicato della procura, riferendosi al termine usato per descrivere il processo che dovrebbe portare alle elezioni e al ritorno della democrazia.
Più di 17mila persone tra civili e soldati sono morte negli ultimi anni negli attacchi jihadisti nel paese, secondo un conteggio effettuato dall’ong Armed conflict location and event data project (Acled).
Più di due milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case.
Il malcontento in seno all’esercito aveva portato a un colpo di stato nel gennaio 2022, che aveva destituito il presidente eletto Roch Marc Christian Kaboré.
Il 30 settembre 2022 il capo della giunta militare, il colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, era stato a sua volta destituito.
La settimana scorsa la giunta ha dichiarato che quasi 192mila profughi interni sono potuti tornare nelle loro case grazie alla riconquista di alcune aree da parte dell’esercito. Ma gli attacchi jihadisti continuano senza sosta.